Vescovi Toscani

Statuto, il richiamo dei Vescovi (Comunicato Cet 9-12 giugno 2003)

La Conferenza episcopale toscana nei giorni 9-12 giugno ha tenuto la sessione estiva presso il Santuario Mariano di Vicoforte, diocesi di Mondovì (provincia di Cuneo). I Vescovi toscani – in un momento di grande fraternità – hanno visitato le diocesi di Mondovì, Alba, Saluzzo e Cuneo, accolti dalle comunità diocesane. Hanno visitato cattedrali, monumenti, abbazie e incontrato le realtà culturali, artistiche e caritative. Ad Alba hanno visitato la casa madre dei Paolini. Hanno anche condiviso i problemi pastorali delle comunità visitate e si sono interessati alla realtà dei settimanali diocesani piemontesi sottolineando l’importanza del settimanale regionale Toscanaoggi e il suo valore anche sotto l’aspetto qualitativo auspicandone una sempre maggiore e capillare diffusione. Hanno poi ricordato il 25º di episcopato del vescovo di Fiesole Luciano Giovannetti. La Cet ha infine svolto un’ampia riflessione sul tema del nuovo Statuto della Regione Toscana mettendone a fuoco alcuni punti decisivi.

I Vescovi toscani, dopo aver fatto sentire recentemente la loro voce – eco di quella del Papa – sul tema della pace e del diritto internazionale «ferito» dalla guerra, ora desiderano farla sentire su di un tema regionale di grande rilievo com’è quello del nuovo Statuto della Regione Toscana, di cui un Comitato tecnico ha elaborato una prima bozza. L’ampia e giusta consultazione che presto sarà aperta in vista della redazione definitiva del testo spinge i Vescovi ad esprimere il loro pensiero.

Essi anzitutto auspicano che tale consultazione trovi la disponibilità e la corrispondenza di tutti i «soggetti» della società civile, a cominciare dai vari «soggetti» cattolici, i quali hanno l’obbligo morale di concorrere, in coerenza con l’intera dottrina sociale della Chiesa, anche al bene comune regionale, impegnandosi a riflettere, a coordinarsi e a intervenire efficacemente. Auspicano al tempo stesso che il periodo che porterà alla promulgazione dello Statuto si traduca in un momento significativo non solo di autentica partecipazione civile ma anche di forte coesione regionale nello spirito della Costituzione Italiana e dei suoi grandi valori. Uno Statuto, infatti, non dovrebbe dividere ma favorire ed esprimere il senso della «casa comune» di un popolo.

In secondo luogo, su tre punti in particolare i Vescovi richiamano l’attenzione: su tre punti fondamentali intorno a cui, aldilà delle parole comunemente usate, ci sono purtroppo gravi equivoci, legati alla crisi del pensiero e del costume contemporaneo.

La persona – «principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali» (cfr. Gaudium et spes, 25) – è ogni essere umano in qualunque stadio biologico si trovi, da quello embrionale a quello del suo tramonto naturale. Particolarmente da tutelare e promuovere sono le persone più povere, indifese e sofferenti, qualsiasi appartenenza etnica, sociale, culturale e religiosa esse abbiano.

La famiglia è la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna, che di per sè è la fondamentale esperienza di comunione e di responsabilità umana e sociale, il luogo naturale della trasmissione e della continuità della vita e cioè della generazione e dell’educazione dei figli, e perciò la prima cellula, sorgente e risorsa della società e della solidarietà. Essa ha il diritto di essere riconosciuta, sostenuta e valorizzata sia dalla cultura che dalle Istituzioni di ogni ordine e grado, se non vuole che la sua frana diventi la frana della società o comunque ne aumenti la crisi e i problemi non solo etici ma anche socio-economici e civili. Per questo la famiglia fondata sul matrimonio non può essere equiparata – giuridicamente, socialmente ed economicamente – ad altre forme di convivenza, fermi restando, certo, i diritti-doveri inalienabili e costituzionali di ogni persona.

Infine, il riconoscimento effettivo delle autonomie e della «sussidiarietà» non dovrà portare soltanto a riequilibrare i rapporti di potere e di collaborazione tra Stato e Regione e tra Consiglio Regionale da una parte e Presidente e Giunta dall’altra, nonché a rafforzare il collegamento tra Regione, Province, Comuni e categorie economico-sociali. Tale riconoscimento dovrà avvicinare di più, e in modo più concreto, le Istituzioni locali alla gente e favorire spazi e canali stabili di reale partecipazione alla vita della Regione da parte del variegato mondo civile, sociale, culturale e religioso della Toscana.

Su questi fondamenti – ispirati all’incontro fecondo dell’umanesimo cristiano con la democrazia e il progresso sociale – la Toscana potrà sviluppare il suo contributo alla cultura, alla giustizia e alla pace dell’Europa e del mondo e mostrare così il suo volto più autentico.Esprimendo queste considerazioni, i Vescovi toscani sanno bene che i valori etico-sociali qui richiamati saranno tanto più compresi e beneficamente incarnati quanto più il Vangelo del Signore Gesù sarà largamente riproposto, riscoperto e vissuto tra le popolazioni di questa terra così profondamente segnata dalla fede, dalla santità e dalla cultura cristiana.