È stata dedicata al rapporto tra la stampa cattolica e internet la sessione mattutina del congresso internazionale della stampa cattolica, in corso in Vaticano sul tema La stampa cattolica nell’era digitale, per iniziativa del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali (Pccs). La rete oggi costituisce una sfida per la stampa cattolica, ha affermato Antoine-Marie Izoard, direttore dell’agenzia I.Media, ed è anzi necessaria. Ormai ha spiegato tutti sono collegati a internet, anche mediante i telefoni mobili. Il web crea informazione anticipando tutti gli altri mezzi; la libera con un’offerta incredibilmente ricca e di fronte alla quale, secondo Izoard, il lettore si è dotato di filtri; è un complemento per i giornali cartacei e costa molto meno. Per i cattolici, ha precisato, è il primo passo per l’evangelizzazione, tanto che san Paolo, oggi, scriverebbe una lettera agli internauti. Sandro Magister, vaticanista del settimanale Espresso, ha illustrato il suo blog Settimo cielo, sul quale ha la possibilità di mettere in rete tutto ciò che non va sul cartaceo, oltre a documentazione, riflessioni e approfondimenti rispetto agli argomenti trattati sul giornale. Internet come strumento di comunione è invece il paradigma usato da Jesus Colina, uno dei fondatori di H2O News. Internet, in questi anni, è molto cambiato, nel senso dell’interattività: questo è il web 2.0. E se, da parte della Chiesa, c’è poco entusiasmo perché il web 2.0 è strutturalmente relativista ciascuno scrive la propria verità , c’è un’opportunità che si può sfruttare. È il modello della comunione, che il web 2.0 ha rubato’ alla Chiesa. Il suo obiettivo, ha rilevato Colina, è creare comunità: interattività è comunione, porta all’opportunità di un incontro che potrebbe cambiare la vita alla gente. Sulla competenza degli operatori che fanno informazione su Internet si è concentrato Daniel Arasa, docente alla Facoltà di comunicazioni istituzionali della Pontificia Università Santa Croce (Roma), parlando di economia dell’attenzione. L’utente dev’essere sempre il centro della comunicazione sul web, anche perché la rete assomiglia alla relazione umana; bisogna mantenere l’interesse dell’utente per creare una conversazione, ma per far questo servono operatori competenti perché il linguaggio del web ha caratteristiche proprie. Sull’ingresso dell’Africa nell’areopago digitale è infine intervenuto Mike Akpoghiran, direttore del Centro per l’informatica e telecomunicazioni all’Istituto domenicano di Ibadan (Nigeria). Fino a tempi recenti, ha ricordato, l’Africa è rimasta esclusa dalla grande comunicazione: le fibre ottiche che vanno in orizzontale dall’Europa all’Asia, all’America, non scendevano in verticale’ verso l’Africa. Ma adesso si sta passando dal divario digitale al ponte digitale, con opportunità anche per la stampa cattolica, che ha maggiori possibilità di essere portavoce delle questioni africane in un contesto globale, come pure rappresenta una grandissima opportunità per fornire informazioni agli africani. Akpoghiran ha coniato, a tal proposito, il termine e-press per delineare il ruolo del web nell’informazione all’interno del continente: l’e-press è mobile e raggiungibile ovunque, superando le difficoltà di distribuzione che sono legate ai giornali cartacei, aggiornata in tempo reale, indubbiamente più economica e interattiva.Sir