Italia
Spreco alimentare: Coldiretti, «nell’ultimo anno oltre la metà degli italiani ha adottato strategie per evitare di buttare cibo»
“Quasi 4 italiani su 10 (38%) hanno invece lasciato invariato il loro livello di spreco – sottolinea la Coldiretti – mentre il 5% lo ha addirittura aumentato, nonostante la forte sensibilizzazione sul tema che ormai coinvolge la società a tutti i livelli: dalla politica all’economia, dalla cultura al volontariato”.
“Nelle case degli italiani – spiega l’indagine Coldiretti/Ixè – si adottano soluzioni multiple per contenere lo spreco di cibo. La strategia più diffusa (74%) è quella di una spesa più oculata acquistando solo quello che serve. Nel 38% dei casi invece si torna all’antica tradizione italiana e contadina di usare quello che avanza per il pasto successivo magari combinando le ricette come avviene per la classica frittata di pasta, la ribollita toscana, i canederli trentini o la pinza veneta”.
Non solo: “In 1 caso su 4 (25%) – evidenzia Coldiretti – si cerca di fare più attenzione alla scadenza dei prodotti oppure si riducono le quantità acquistate (24%) evitando così di riempire il carrello con cibo che non serve o che rischia di rovinarsi a forza di stare nel frigo o nella dispensa senza essere toccato. Esiste poi una quota del 7% che sceglie di donare in beneficenza i prodotti alimentari non consumati”.
Se si va fuori a mangiare, “quasi quattro italiani su dieci (37%) quando escono dal ristorante si portano sempre, spesso o almeno qualche volta a casa gli avanzi con la cosiddetta ‘doggy bag’, il contenitore per portare via il cibo non consumato ed evitare così che venga buttato. E se il 18% solo raramente adotta questa soluzione anti spreco, il 14% degli italiani ritiene che sia da maleducati, da poveracci e volgare o si vergogna comunque a richiederla. Infine, c’è anche un 21% degli italiani non lascia alcun avanzo quando va a mangiare fuori mentre il resto non li chiede perché non sa che farsene”.
“Dal campo alla tavola – conclude Coldiretti – gli sprechi costano 16 miliardi di euro in un anno: quelli domestici rappresentano il 54% del totale, la ristorazione il 21%, la distribuzione commerciale il 15%, l’agricoltura l’8% e la trasformazione il 2%”.