La crisi è «ufficialmente» scoppiata a settembre e quello che nel 2008, o nel 2007, sembrava un problema solo americano, è diventato un problema di tutti, anche dei toscani. I numeri sono preoccupanti. Gli ultimi dati dell’Inps ci dicono che nei primi tre mesi del 2009 in provincia di Pisa le domande di disoccupazione ordinaria sono state 6.587, mentre nel corrispondente periodo del 2008 erano state 3.880: se la situazione procedesse in questo modo, a fine anno si registrerebbero ventiseimila domande di disoccupazione; nel 2008 erano state 11.700.È in questo clima che la Pastorale sociale del lavoro ha organizzato la veglia di preghiera – «La speranza dentro la crisi. Segni e testimonianze cristiane dal mondo del lavoro» – che si terrà giovedì 30 aprile alle 21.15, nella chiesa di San Paolo in ripa d’Arno. Alla progettazione della veglia hanno lavorato in molti: con il direttore dell’ufficio, don Enrico Giovacchini, Maurizio Biasci e Paola Batisti (Movimento lavoratori di Azione cattolica), Gianluca Pardini (Acli), Andrea Tomasi (Movimento cristiano lavoratori), Marcello Albanese e Massimo Trocchi (Comunione e Liberazione), Sauro Bellini (Associazione cristiana artigiani italiani), Silvia Roggero (ConfCooperative) Enrico Vallini (Coldiretti) Franco Falorni e don Dario Ghelardi.n lavoro «di rete», dunque – come sottolinea Paola Batisti – utile a far sì che la nostra Chiesa entri sempre più nel vivo dei «temi caldi» del mondo del lavoro. «Non vogliamo però essere solo un osservatorio – continua Batisti – ma una vera missione con la voglia di intessere relazioni autentiche, capaci di costruire fiducia, amicizia e quindi vera evangelizzazione».La veglia si aprirà con brani di musica classica e la proiezione di audiovisivi, in modo che le persone siano aiutate a prepararsi con ordine e attenzione. Letture dalle sacre scritture e da testi di Benedetto XVI, saranno accompagnate da un coro che eseguirà brani polifonici e spiritual. Previste anche tre brevi testimonianze: saranno portate da Daniele Bianchi, bancario, Gianpaolo Puncioni, della Saint Gobain e Davide Nesti, della cooperativa Axis.Ma nella intenzione degli organizzatori momento centrale sarà l’intervento dell’arcivescovo, «cui si deve l’impulso per la realizzazione di questo incontro – dice Marcello Albanese (Cl) – che intende essere soprattutto una occasione di unità, di preghiera e di riflessione sul tema del lavoro, anche nel particolare e difficile momento che attraversiamo».Un momento che è importante analizzare, per comprenderne le cause e quindi saperne uscire. C’è chi vede la crisi solo come il risultato dell’onda lunga della crisi finanziaria americana e chi punta l’attenzione anche sui dati strutturali della nostra economia all’interno del mercato globalizzato.Tra i ricercatori dell’Irpet (Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana), sembra prevalere la seconda ipotesi; si sottolinea infatti come la Toscana sia stata colta dalla crisi «con più di un piede già in fase recessiva». Non a caso i dati sulle esportazioni e sulla produzione industriale erano di segno negativo già prima che l’onda americana arrivasse da noi. Dati confermati, a livello provinciale, da Roberto Cerretini, segretario generale aggiunto della Cisl pisana, che sottolinea come, ad esempio, la crisi nel «settore cuoio calzature si sovrapponga ad una situazione strutturale conseguente ai processi di delocalizzazione produttiva all’estero in corso da anni». Stesso discorso per il settore legno, che «presenta difficoltà strutturali da tempo». «Oltretutto – mette in guardia Cerretini – c’è il rischio che le imprese utilizzino la cassa integrazione e gli altri ammortizzatori sociali in funzione delle proprie esigenze organizzative/produttive, scaricando così i propri costi sulla comunità, e utilizzando i periodi di sospensione più in funzione della ciclicità delle produzioni (magari per svuotare i magazzini) che per superare una crisi di cui non sono responsabili».Più complessa la situazione del settore metalmeccanico, «dove le aziende più legate alla produzione di componentistica auto subiscono in maniera evidente gli effetti della crisi per l’improvviso calo degli ordini» mentre, in controtendenza, «alla Piaggio – ci dice Cerretini – è stato firmato un contratto integrativo aziendale che punta a livello strategico sulla solidarietà tra i lavoratori, piuttosto che concentrarsi sui più immediati aspetti economico salariali».