Toscana
Sostegno alla cultura: Regione, il pubblico non può fare a meno del privato
«Per sostenere, valorizzare e promuovere la cultura il pubblico non può fare a meno del privato. Anche perché per certi settori la spesa pubblica rischia praticamente di azzerarsi». A lanciare l’appello è l’assessore al bilancio della Toscana Riccardo Nencini, stamani ad un convegno a Prato organizzato dall’associazione degli istituti di cultura italiani (Aici), la Fondazione Datini, l’Unione industriale e la commissione economia della cultura. «Una situazione – aggiunge – a cui purtroppo penso che dovremo abituarci per diversi anni». Ma sulla cultura bisogna investire e la cultura va aiutata. Magari con strumenti diversi.
La cultura aiuta lo sviluppo, è stato detto più volte. Numeri alla mano, anche. La cultura non è né un peso né un orpello. «L’importante è non cadere in un errore, che in Toscana è forse anche più facile – avverte l’assessore Nencini -: quello di guardare solo ai tesori del passato, che certo vanno valorizzati ma non possono essere considerati una rendita infinita. Quello di non cullarsi con i tre secoli incredibili che vanno dal fiorino alla morte di Michelangelo, dal Duecento al Cinquecento». Occorre invece investire anche sulla cultura contemporanea. E serve per questo il mecenatismo, altra parola chiave ricorsa più volte nel convegno di stamani. «In fondo per secoli lo sviluppo della cultura è stato un fatto privato e non una funzione demandata allo Stato» ricorda Nencini.
La legge pilota della Toscana, approvata a luglio, aiutava appunto il mecenatismo prevedendo uno sconto sull’Irap, l’imposta sulle attività produttive, alle aziende che investono in cultura. «Un milione di minor gettito per la Regione, per iniziare – riassume l’assessore – in cambio di 5-6 milioni messi in circolo». Il governo ha però impugnato la legge per una questione di legittimità. «C’è stato qualche problema con gli organi di controllo – riassume Nencini, che svela come la prima proposta di legge prevedesse sconti anche per l’Irpef e non solo dunque per le aziende – ma il combattimento è ancora in atto e vogliamo portare a casa il massimo risultato». Se non sarà possibile un credito d’imposta fino al 20 per cento di quanto investito, come prevede la legge toscana approvata e impugnata, si cercheranno strade alternative.