Opinioni & Commenti
Sopravvive all’aborto. Legge 194, da cambiare?
Si sospettava una atresia dell’esofago (mancata formazione dell’esofago), invece il bambino che è nato per la richiesta di «aborto terapeutico» non ha alcuna malformazione. È successo venerdì scorso all’ospedale fiorentino di Careggi. Il bambino, di appena cinque mesi e mezzo pesa 500 grammi ed è (al momento in cui scriviamo) ricoverato con prognosi riservata presso la terapia intensiva del Meyer. Presenta anche un’emorragia cerebrale, probabilmente legata al parto prematuro. Sarebbe stato un bambino sano.
La legge che ha introdotto in Italia la legalizzazione della interruzione volontaria della gravidanza prevede che dopo i primi 180 giorni si possa abortire solo se vi è un grave pericolo per la vita della madre o se a seguito di una malformazione del feto la donna può avere gravi conseguenze per la salute fisica o psichica. In questi casi sono previste procedure particolari.
Le procedure sono state seguite correttamente, ma rimangono alcuni interrogativi.
In primo luogo la diagnosi non era ancora di certezza. È sicuramente una diagnosi non facile al 5° mese di gestazione quando non sempre si riesce ad evidenziare stomaco ed esofago con l’ecografia. Erano stati consigliati esami più approfonditi (una risonanza magnetica) ma i genitori hanno rifiutato.
La madre è stata informata, anche sulle possibilità di correggere il difetto con un intervento chirurgico, qualora si fosse confermata l’atresia esofagea ( le possibilità di successo oscillano fra il 75 e l’80%). Ma c’è sempre il tempo sufficiente per un colloquio approfondito e per una informazione sufficientemente chiara? In casi così delicati è necessaria grande attenzione, capacità di comprensione e di farsi comprendere, ma anche di dare speranza. Si poteva con molta pazienza insistere per eseguire un ulteriore accertamento più decisivo?
Sono certo che i genitori hanno deciso con grande sofferenza perché questo bambino lo desideravano. Adesso, quando la notizia è stata sbandierata su tutti i giornali ed anche sui mezzi di comunicazione nazionali, occorre essere accanto a questa famiglia, con tanta delicatezza e attenzione. Senza cercare colpe!
Rimane, da parte nostra, la convinzione che la legge 194 va cambiata, perché vi sono inadeguatezze e ambiguità che possono portare anche a queste conseguenze. In altre parti va pienamente attuata: se negli ospedali fiorentini, come in altre citta d’Italia, fosse consentita la presenza dei volontari del Centro di Aiuto alla Vita che operano a sostegno delle coppie in difficoltà senza prevenzione e senza atteggiamenti di colpevolizzazione, si potrebbero salvare alcune vite? In questo caso si sarebbe potuto fare di più?
Rimane, per i credenti, l’opposizione a qualunque forma di attentato alla vita umana, dal concepimento alla morte naturale, e quindi l’impegno ad essere accanto a chi è in difficoltà per una vita nascente o per la quale sembra non esserci più speranza.