Sono oltre 61.000 gli abitanti di Mogadiscio costretti negli ultimi trenta giorni ad abbandonare le loro case a causa della recrudescenza degli scontri, secondo una stima diffusa oggi dalle Nazioni Unite. I civili, spesso al centro del fuoco incrociato tra insorti, soldati fedeli al governo di transizione e militari etiopici, stanno pagando il prezzo più alto in vite umane e sofferenze. Solo nell’ultima settimana, 5500 nuovi sfollati hanno cercato rifugio in quartieri più sicuri di Mogadiscio o si sono diretti verso la vicina Afgoye già ingolfata dalla presenza di centinaia di migliaia di rifugiati. Intanto, dopo gli ultimi scontri, oggi regna un’apparente calma: Ieri è stato un inferno ha riferito una fonte locale della MISNA in queste ore abbiamo raccolto i corpi senza vita delle vittime; si tratta soprattutto di civili. Dai movimenti che sto vedendo in città penso che i combattenti si stiano preparando per nuovi scontri, ma oggi è venerdì, giorno che si spera di festa per i musulmani di qualunque fazione. Mentre a Mogadiscio, Baidoa e in altre zone del paese si continua a combattere, più a nord, a Gibuti, si attende la riapertura dei negoziati di pace tra insorti e governo di transizione prevista il 25 ottobre prossimo. Ieri, proprio in vista dell’appuntamento, il rappresentante speciale dell’Onu in Somalia, Ahmedou Ould-Abdallah, ha tenuto a New York una serie di colloqui preparativi con i due gruppi negoziali che dovranno poi affrontare le questioni di sicurezza nazionale e politica dalla cui risoluzione possono dipendere le sorti del paese.Misna