Toscana

SOMALIA, MOGADISCIO: SESTO GIORNO DI SCONTRI, OSPEDALI IN DIFFICOLTÀ PER FERITI

Decine di feriti sono arrivati nelle ultime 24 ore negli ospedali di Mogadiscio, dove stamani sono ripresi con intensità i combattimenti tra fazioni rivali soprattutto nei quartieri settentrionali della capitale: la MISNA lo ha appreso da fonti sanitarie locali. Sarebbero 279 i ricoverati nei principali centri sanitari pubblici e privati della città, mentre il numero di morti avrebbe raggiunto quota 130, anche se potrebbe non tener conto di miliziani rimasti uccisi negli scontri tra ‘signori della guerra’ e milizie islamiche. Ieri il viceministro della sanità Osman Dufle aveva lanciato un appello ai medici chiedendo di prestare servizio volontario presso gli ospedali cittadini, dove iniziano a scarseggiare i materiali sanitari.

Un’emittente radiofonica locale ha segnalato stamani che nell’area di Siisii almeno due civili sono morti a causa di un colpo di mortaio che ha colpito un’abitazione. Colpi di arma pesante sono stati sentiti stamani in tutta la zona nord di Mogadiscio, che appare in gran parte deserta, mentre migliaia di civili abbandonano i quartieri dove si combatte. Oggi, venerdì, è giorno di preghiera per i musulmani e ci si attende che le Corti islamiche facciano sapere se effettivamente stanno guadagnando terreno nella lotta per il controllo della città.

La MISNA ha appreso che tra le vittime delle ultime ore vi sono anche 4 bambini, mentre all’ospedale ‘Shifo’ sono ricoverate anche 22 donne. I civili stanno pagando il prezzo più alto degli scontri iniziati domenica scorsa, considerati tra i più violenti degli ultimi anni; già a febbraio i combattimenti tra la sedicente ‘Alleanza anti-terrorismo’ – composta da alcuni ‘warlords’ con il sostegno non ufficiale degli Usa – e le milizie delle cosiddette Corti islamiche avevano provocato una novantina di vittime.

Secondo Abdullahi Shirwa, dell’associazione ‘Società civile in azione’, le violenze in corso si differenziano dal passato perché non riguardano clan rivali ma avrebbero una “base ideologica”. Il consenso popolare verso le Corti islamiche starebbe crescendo perché nelle zone di Mogadiscio sotto il loro controllo avrebbero riportato una parvenza di ordine e legalità, mentre in quelle occupate dai ‘signori della guerra’ i civili sono esposti a taglieggiamenti e violenze. È parere diffuso, tuttavia, che la lotta armata riguardi anche il controllo delle poche infrastrutture esistenti nella capitale – tra cui il l’‘Easley airstrip’ per l’atterraggio di piccoli aerei e il porto – indispensabili a traffici anche illeciti che avvengono da 15 anni in un clima di anarchia e impunità. Misna