Sporadici colpi di armi da fuoco risuonano ancora nel quartiere di Suqa Holaha, la zona del mercato del bestiame nel nord di Mogadiscio, teatro nel fine settimana di intensi combattimenti tra truppe etiopiche e miliziani armati antigovernativi. Il bilancio delle violenze, le più intense degli ultimi mesi, è ancora incerto, ma sarebbero decine le persone uccise e fonti sanitarie contattate dalla MISNA in città ritengono credibile il bilancio di 81 morti e oltre 100 feriti diffuso ieri dall’Elman peace and human rights, stimata associazione locale per la difesa dei diritti umani. Solo nel nostro ospedale abbiamo 47 feriti, 26 dei quali versano in condizioni molto gravi. Nelle ultime ore due pazienti sono deceduti per le ferite riportate dice alla MISNA Ali Mohalim Gedi, vice-direttore dell’ospedale Medina, una delle due principali strutture sanitarie della capitale somala. Fonti locali fanno sapere che l’intera zona nord di Mogadiscio, e soprattutto i quartieri di Yaqshid e Huriwa(dove si trova anche l’ospedale Sos Kinderdorf’ gestito fino a qualche emse fa dalle missionarie italiane della Consolata), continuano ad essere stamani una zona off-limits a causa della massiccia presenza etiopica. Ci sono ancora cadaveri per le strade. Nessuno se la sente di aggirarsi in certe aree, perché i militari etiopici stanno sparando a vista dice una fonte della MISNA che ha chiesto di restare anonima, precisando che il fuoco dell’artiglieria pesante dei militari di Addis Abeba avrebbe semi-distrutto gran parte della zona di Suqa Holaha. Nel fine settimana abbiamo assistito a un vero massacro dice un’altra fonte umanitaria, secondo la quale agli uomini della muqawamah’ (letteralmente resistenza’) si stanno aggiungendo anche semplici cittadini. Se la situazione non rientra si rischia una sollevazione popolare su larga scala. Chiunque avrà un fucile si unirà alla resistenza, anche perché se i soldati etiopici continuano a sparare a vista non sarà più una questione politica’ ma si tratterà di semplice sopravvivenza aggiunge la fonte. Intanto da Mogadiscio arriva anche la notizia dell’arresto di un giornalista di Radio Shabelle’, una delle più note e ascoltate emittenti radiofoniche della Somalia. Il giornalista, Abdi Mohamed Ismael, è stato fermato a un incrocio non lontano dalla zona teatro dei combattimenti del fine settimana e trasferito in un campo militare. Non sono ancora chiare le ragioni del suo fermo, denunciato dall’emittente che ne chiede l’immediata liberazione.Misna