Almeno 15 civili sono morti nelle ultime 24 ore a Mogadiscio. Lo riferiscono i mezzi d’informazione locali secondo cui quattro di essi sono stati uccisi da colpi d’arma da fuoco nel quartiere di Dharkenley, a ovest della capitale, mentre altri 11 sono deceduti nei combattimenti avvenuti ieri sera, dopo che un gruppo di uomini armati ha attaccato la caserma del contingente ugandese della missione di peacekeeping dell’Unione Africana nel paese (Amisom). L’attacco è avvenuto contro la nostra base militare al chilometro 4 ha detto Baridgye Bahuko, portavoce della missione sulla quale sono esplosi diversi colpi di mortaio che hanno colpito anche dei civili, uccidendoli. L’operazione è stata rivendicata dagli Shebab’ (giovani), miliziani al soldo delle fazioni più estremiste delle deposte Corti islamiche che governarono a Mogadiscio e in varie zone del sud del paese dal giugno al dicembre 2006. In una rara intervista rilasciata ieri all’agenzia Reuters’ da una località segreta della Somalia, Sheikh Hassan Abdullah Hersi al Turki, considerato uno dei capi degli Shebab’ ha dichiarato che non c’è, allo stato attuale, nessuna alternativa alla guerra per pacificare il paese, invitando la comunità internazionale a non inviare contingenti di supporto all’Amisom, poiché tutte le forze armate straniere presenti nel paese saranno considerate truppe di occupazione. Riguardo i colloqui di pace tra rappresentanti del governo di transizione somalo (Tfg) e esponenti dell’opposizione in esilio ad Asmara, mediati dalle Nazioni Unite, e la cui ripresa è prevista a fine mese, al Turki non si esprime positivamente: non porteranno a niente dice per cui chiedo ai nostri colleghi di tornare sui campi di battaglia con le armi in mano. Sconfiggeremo gli Etiopici i Burundesi e gli Ugandesi e le nuove forze dell’Onu come abbiamo fatto con i signori della guerra.Misna