Italia

Solidarietà, torna la Colletta alimentare

Sabato 29 novembre si svolge la dodicesima Giornata nazionale della Colletta alimentare, organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare onlus e dalla Compagnia delle Opere Impresa Sociale, con la collaborazione dell’Associazione Nazionale Alpini e della Società San Vincenzo de Paoli, l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il patrocinio del Segretariato Sociale della Rai e della Giornata Mondiale dell’Alimentazione. In Toscana circa 7000 volontari (sui 100 mila sparsi in tutta Italia), provenienti da esperienze diverse (gruppi Caritas parrocchiali, Misericordie e Pubbliche Assistenze, Società di San Vincenzo de’ Paoli, alpini dell’Ana, scout, altri movimenti e associazioni ecclesiali e non) e tanti altri, studenti ed adulti desiderosi di partecipare a questo grande gesto di carità, si sono mobilitati per consegnare all’ingresso di 412 supermercati che hanno aderito all’iniziativa una busta per la spesa della solidarietà da riempire con i prodotti suggeriti: olio, omogeneizzati e alimenti per l’infanzia, tonno e carne in scatola, pelati e legumi. I prodotti raccolti saranno distribuiti, sempre nella nostra regione, a circa 70 mila indigenti attraverso i 478 enti attualmente convenzionati con il Banco.

Si stima che lo scorso anno in Toscana più di 350 mila persone abbiano aderito alla Giornata nazionale della Colletta alimentare facendo la spesa e dimostrando una attenzione e una generosità nei confronti di un’iniziativa che è andata sempre più diventando un grande gesto di popolo. In un solo giorno sono stati raccolti in 387 supermercati, aderenti alle principali catene della grande distribuzione, 713 mila 064 chilogrammi di prodotti alimentari (sulle 8932 tonnellate totalizzate a livello nazionale), che sono stati distribuiti successivamente a oltre 57 mila persone indigenti attraverso le associazioni convenzionate (mense, Caritas parrocchiali, centri di solidarietà, centri di accoglienza per minori, case famiglia, centri per disabili, comunità di recupero), che un anno fa erano 428, cinquanta in meno delle attuali. Anche decidendo all’ultimo minuto è possibile partecipare alla Colletta come volontari: basta telefonare all’Associazione Banco Alimentare della Toscana (055-8874051). L’elenco totale dei 412 supermercati nei quali sarà possibile fare la spesa in Toscana è invece consultabile sul sito del Banco Alimentare (www.bancoalimentare.it).

L’invito a partecipare alla Colletta è stato espresso nel corso della conferenza stampa di presentazione tenutasi martedì 25 nella sede della Provincia di Firenze, cui, oltre al «padrone di casa» Matteo Renzi, hanno partecipato altri quattro presidenti: Natale Bazzanti per il Banco, Luigi Paccosi per la Compagnia delle Opere Impresa Sociale, Giancarlo Romoli per la Sezione di Firenze dell’Associazione Nazionale Alpini e Andrea Borselli per Toscana Ricicla, il consorzio che mette gratuitamente a disposizione le scatole per la raccolta. Fedeli allo spirito di queste pagine, vogliamo però stimolare tutti i lettori a prendere sul serio questo grande gesto di carità attraverso le parole di due volontari del magazzino di Calenzano. «Ho vissuto tante giornate della Colletta Alimentare: il lavoro in quella giornata è tanto e abbastanza faticoso, ma mi rende contento lo stupore che provo di fronte al cuore delle persone», afferma il responsabile del magazzino Michelangelo Cassano. «Da molti anni – gli fa eco Barbara Poggi – partecipo come volontaria al gesto della Colletta e da circa tre, una volta la settimana, lavoro anche come volontaria presso il magazzino del Banco. Lavorare al Banco contribuendo a raccogliere e donare alimenti a chi ha più bisogno mi fa ricordare quello che ogni giorno è donato a me: innanzitutto la vita ma anche il marito, i figli e gli amici. Capisco sempre più che fare spazio agli altri non leva niente alla mia vita, anzi, aiuta la mia umanità. E allora per sabato faccio un invito a tutti: facciamoci del bene, partecipiamo alla Colletta!».

Banco e Siticibo, avventure di carità

di Marco Lapi

Calenzano, magazzino del Banco Alimentare, ore 8 di venerdì 21 novembre. Franco arriva sul suo motorino, a proteggerlo dal freddo, ancora non intenso, ci pensano probabilmente la mole e la folta barba. Da settembre è lui che si occupa, assieme ai volontari che di volta in volta lo affiancano, del ritiro del cibo «non scodellato» dalla mensa della Nuovo Pignone, per poi trasportarlo subito all’Opera Madonnina del Grappa o alla mensa della Caritas di via Baracca a Firenze, dove servirà per la cena. È la «seconda fase» del progetto Siticibo, partito un anno fa grazie al sostegno della Provincia di Firenze con il coinvolgimento di alcune mense scolastiche di Sesto Fiorentino. Per la terza, è previsto l’apporto di altre mense aziendali, con alcune delle quali – come quella delle Officine Galileo – sono già in corso trattative perché tutto possa partire «a regime» e svolgersi al meglio. Da parte del Banco, il materiale umano non manca e nemmeno i furgoni frigo che devono garantire il mantenimento del ciclo del freddo. Oggi che, eccezionalmente, saremo noi ad affiancare Franco nel suo giro, viene scelto il mezzo più moderno, acquistato di recente. Sulle fiancate mancano ancora il logo e le scritte, ma è questione di poco.

Franco Lucchesi (nella foto) è uno dei pochi dipendenti del Banco, assunto per il momento a tempo determinato proprio grazie al progetto finanziato dalla Provincia, lo stesso che ha consentito l’acquisto del nuovo furgone. Laureato in lettere, non più «di primo pelo» e poco soddisfatto del precedente lavoro, ha accettato con umiltà e entusiasmo questa scommessa. Terminati i giri con il furgone – quello mattutino e l’altro, dopo pranzo, alle mense scolastiche sestesi – lavora all’interno del magazzino. Ci racconta la sua giornata mentre ci districhiamo nel traffico a nord-ovest di Firenze. «Al Nuovo Pignone – spiega – la partenza del progetto Siticibo è stata favorita dall’entusiasmo della dirigenza e dalla piena collaborazione della direttrice della mensa e della Avenance, la ditta che gestisce il servizio. E credo che questo rappresenti un’occasione educativa anche per gli stessi dipendenti, così come avvieme nelle scuole con i ragazzi, che ci riconoscono, apprezzano quello che facciamo e stanno più attenti a non sprecare il cibo sapendo che servirà ad altri».

Evitare lo spreco quindi si può, anche se l’esperienza di Siticibo (avviata altrove solo a Milano e Como) è – come del resto la Colletta – una goccia nel mare del bisogno, comunque necessaria perché se ne aggiungano altre. Dalle scuole sestesi, al momento, si recupera solo il «non cotto», come pane, frutta e yogurt, ma tutto serve. La mensa della Nuovo Pignone può fornire anche parte dei pasti grazie all’immediato passaggio in una cella frigo. Quando giungiamo, troviamo ad attenderci un bel po’ di teglie di sformato di carciofi. Il display della cella indica la temperatura interna ma Franco, per sicurezza, controlla quella del cibo appena estratto con un apposito termometro, dopodiché trasporta il tutto al furgone. Da lì all’Opera Madonnina del Grappa, destinataria dei pasti recuperati al martedì e al venerdì, il tragitto è breve; non lontana è anche la mensa di via Baracca, dove invece viene portato il cibo recuperato dalla mensa aziendale il martedì, giovedì e sabato.

Il ritorno a Calenzano è veloce. «Lavorare per il Banco Alimentare – conclude Franco salutandoci – è il mio modo di vivere una responsabilità verso chi ha bisogno, ma lo vivo anche come testimonianza all’interno della Chiesa». Anche Raffaella Beneventi, una dei volontari di Siticibo, ha voluto raccontarci via e-mail la sua scelta: «Ho cominciato a farlo – spiega – dopo l’esperienza dell’anno scorso nell’organizzazione della festa per la giornata della Colletta. Ho sentito proprio l’esigenza di impegnarmi tutto l’anno come avevo fatto in quel periodo perché, in mezzo a tutto il “corri corri” in cui sono continuamente immersa tra il lavoro ed il resto, dedicare anche solo un paio d’ore la settimana per il Banco mi aiuta a distogliere un po’ lo sguardo dalle mie questioni, da cui vengo normalmente “inglobata” perdendo di vista ciò che è importante. Allora non solo mi accorgo del bisogno dell’altro, ma anche che di quell’aiuto e di quella umanità, di uno che ti guarda così ne ho proprio bisogno anch’io. E fare il Siticibo mi aiuta a tenerlo presente!».

Le esperienze dei dipendenti e dei responsabili di zonaLa Colletta Alimentare per me è davvero una novità! Sono stata assunta da un mese ed ho visto da vicino una parte dei preparativi… e solo ora mi rendo conto del lavoro che c’è dietro! Ma in tutto questo lavoro, in cui la fatica non manca, la bellezza è gustare l’opera che c’è dietro a questa giornata, che forse ancora non riesco a cogliere del tutto, ma che comunque mi sorprende». Cristina Cappella, addetta alla segreteria, e ultima arrivata tra i dipendenti del Banco, descrive così il «vortice» in cui si è venuta a trovare. La sua collega Sabina Gabbiani l’ha preceduta di poco, essendo stata assunta il primo settembre. «Lavorare al Banco – afferma – mi ha aperto una visuale nell’ambiente lavorativo distaccata dal profitto economico o comunque da qualsiasi profitto che parli di lavoro fine a se stesso. Al Banco vedo molti esempi di gratuità (pensionati che spendono molto del loro tempo libero) e qui, secondo me, si capisce meglio che l’uomo attraverso il lavoro esprime se stesso, ha un rapporto con la realtà e si sente amato e ama.

Ma un’altra bella realtà del Banco Alimentare della Toscana sono i 14 responsabili di area, che fanno capo ai dieci capoluoghi di provincia e alle zone di Montecatini, Empoli, Valdarno e Mugello. Oltre a preparare la Colletta nei loro territori di competenza, curano durante l’anno i rapporti con enti caritativi e altre realtà locali. «È proprio vero – racconta il pisano Alberto Mannini – che la carità è qualcosa di travolgente perché chi, come me, ha la fortuna di incontrare tante persone, si accorge che l’esigenza di condividere e amare è un’esigenza di ciascuno, mentre la semplicità con cui rispondono ti fa capire di più cosa stai facendo e per chi. L’altra sera, incontrando le associazioni della Consulta del volontariato di San Giuliano Terme, mi sono accorto che cuore grande avessero queste persone e, nonostante non parlassero di carità, come avessero chiaro che il successo della giornata non era determinato dall’esito della raccolta ma dal fatto che loro fossero lì, al supermercato, semplicemente per sostenere la quotidiana fatica del vivere di chi è meno fortunato di noi».

«In questi mesi – gli fa eco Eugenio Leone, che lo affianca soprattutto per Pontedera – ho incontrato tanti bimbi, più di mille nelle scuole elementari e medie. Abbiamo parlato di bisogno alimentare, di lotta allo spreco, di volontariato, del dono di sé stessi agli altri, di rispetto e di amore per i bisognosi, di carità e di amicizia. Abbiamo deciso di donare un po’ della nostra spesa e a fare i volontari insieme, genitori e bambini, nei supermercati. Parlando di Colletta abbiamo condiviso il bisogno e siamo cresciuti insieme».

Andrea Antelli, invece, è responsabile della Colletta per il Valdarno. «Partecipo dal primo anno – sostiene – perché la fedeltà a questo gesto mi ha fatto incontrare delle persone eccezionali, mi ha permesso di avere degli amici cui tengo moltissimo, perchè ho imparato ad affrontare meglio la mia vita. Da ultimo, perché tutto quello che ho detto si rinnova ogni anno».

A volte può anche capitare un rifiuto doloroso perché inatteso. «Tra gli incontri, previsti e no – racconta il lucchese Roberto Aiello – mi è capitato di incontrare un prete molto giovane, dal quale mi sarei aspettato una collaborazione piena per il giorno della Colletta: volevo che lo proponesse ad un gruppo di studenti che dice di seguire in parrocchia. La risposta è stata: “I ragazzi hanno già tante cose da fare per cui non me la sento di proporre questa cosa”. Ebbene, da don Mauro e dai vari responsabili della grandiosa esperienza del Banco, ho cercato di imparare il significato vero della parola “carità” e questo fatto l’ho vissuto come una verifica di questa maturazione. C’era, infatti, una grande differenza tra quello che avrei voluto rispondere a quel parroco e ciò che in quel momento dovevo testimoniare. La carità non è altro che un atteggiamento del cuore dell’uomo di fronte al reale. Vuol dire che deve essere lo stesso sia di fronte ad un parroco che ti dice di no che di fronte a un figlio, altrimenti è falso e perciò non genera niente di nuovo».

M.L. La preparazione: una  vera «task force» per  trovare i furgoniLa Colletta è una «macchina» che richiede non solo l’impegno di tanti volontari nell’ultimo sabato di novembre ma anche un’organizzazione perfetta a monte, affinché tutto fili, se non alla perfezione – che non è di questo mondo – almeno nel modo migliore possibile. Ce ne parla in questa testimonianza Leonardo Carrai, membro del consiglio direttivo del Banco Alimentare della Toscana come il nostro collaboratore Gian Marco Mazzanti e anch’egli, in qualche modo, legato a Toscanaoggi dal momento che è una delle «colonne» de «La Via del Tè», l’azienda di famiglia che da sempre sostiene i nostri «Thè di Toscanaoggi» a Firenze e Prato.

Da qualche anno per seguire meglio la provincia di Firenze abbiamo istituito un «gruppetto Colletta», perché il gesto stava diventando nel corso degli anni talmente impegnativo che non bastavano più le solite due o tre persone a tempo perso per gestire il tutto ma occorreva una vera “task force”, come la chiamo io, che cominciasse già da giugno a ritrovarsi per gli aspetti organizzativi. Un gruppo in cui ci sono diverse responsabilità: io seguo gli aspetti organizzativi e in particolare, nell’ultimo mese e mezzo, mi concentro sulla ricerca dei furgoni insieme a Leonardo Berni. Essendo un impegno extra lavoro, cerchiamo sempre di programmarcelo ben bene e per tempo, ma come sempre, quando parti con la ricerca dei mezzi, ti accorgi invece che il tempo potrebbe non bastarti a trovare tutti i camion e furgoni necessari, vuoi perché il “contatto” dell’anno prima non ha più il mezzo, vuoi per circostanze varie. Così, all’avvicinarsi della fatidica data della Colletta, inizi a sentire un misto di preoccupazione e adrenalina perché ti restano ancora un sacco di buchi scoperti e ogni mezzo trovato è un miracolo che ti fa proprio star bene, perché è come se quel furgone per te fosse segno di qualcosa di più grande, che non dipende da noi, e percepisci che per un giorno avrà uno scopo più grande del solito, un significato grande… pensa, se uno di quei furgoni potesse aver coscienza che per un giorno trasporta tutta quella roba per i poveri!

Ma il miracolo vero sta in chi il furgone lo mette a disposizione, magari l’amico dell’amico, oppure il babbo del tizio che conosce l’amico, o ancora un furgone che spunta dal nulla ed entra nel giro Colletta. Ed è veramente grande la disponibilità di tutti i nostri amici della Colletta che danno mezzi e risorse, uomini che lavorano tutto il giorno di un sabato che potrebbe per loro essere un giorno di riposo e che invece passano interamente a portare su e giù la roba raccolta fino ai magazzini del Banco, uomini che mai, ripeto mai, si sono neppure sognati di chiedere il rimborso del gasolio. Che dignità e che senso di significato grande li porta ad aiutare il Banco in questa giornata!

Venerdì 21 un mio amico, trasportatore di mestiere, mi ha messo a disposizione 3 furgoni che andranno a coprire altrettanti punti vendita. Pensate, viene dell’Albania, si chiama Toni, ha fatto fatica come tanti all’inizio… ecco, tutto questo mi stupisce perché lo fa per amicizia e stima verso di me ed è commovente come tutti gli anni mi ringrazi di averlo chiamato. Ma lo fa anche per i fratelli più poveri in Toscana, perché condividere i bisogni è proprio condividere il senso della vita, come ci diceva il presidente nazionale del Banco, don Mauro Inzoli. E che bellezza il giorno prima della Colletta quando finalmente realizzi che anche l’ultimo punto vendita avrà un suo furgone e ti rilassi, pur sapendo che il giorno dopo dovrai lottare tutta la giornata con gli imprevisti di quel vecchio 838 Fiat che esala l’ultimo respiro, o dell’autista giovane che finisce il carburante o dell’altro che ha forato… ma sai che fin qui sei arrivato e dopo è qualcun Altro che opera al tuo posto.

Leonardo Carrai, consigliere