Lettere in redazione
Sisma in Emilia e «tassa sulle disgrazie»
Quanto è avvenuto nella vicina Emilia (e speriamo sia finita!) dovrebbe spingerci tutti alla massima solidarietà. Magari c’è sempre il dubbio che queste raccolte che vengono pubblicizzate vadano davvero a destinazione o non finiscano per arricchire i gestori telefonici. Non mi è piaciuto però che il governo sia ricorso ancora una volta all’aumento delle tasse sulla benzina per finanziare gli interventi di ricostruzione. E a questo proposito non ho capito bene perché i toscani si debbano pagare da soli i 5 centesimi per l’alluvione in Lunigiana.
La «tassa sulle disgrazie» (nome alquanto infelice) era stata introdotta dall’ultimo «milleproroghe» del governo Berlusconi. In pratica, da quel momento in poi, in caso di calamità naturali, le regioni, prima di chiedere aiuti allo stato, dovevano elevare al massimo le proprie addizionali fiscali per recuperare i fondi necessari. Sei regioni, tra le quali la Toscana, impugnarono il provvedimento e la Corte costituzionale, il 16 febbraio scorso, ha dato loro ragione, cassando la norma e chiedendo anche uno stop agli emendamenti inseriti in testi legislativi che trattano di altre cose. Purtroppo le alluvioni in Lunigiana e all’Isola d’Elba, avvennero dopo l’approvazione della norma e prima della sentenza della Consulta, così la Toscana ha dovuto imporre cinque centesimi di accisa sui carburanti per tutto il 2012, per recuperare fondi per quell’emergenza. Ha ragione quindi a protestare il governatore toscano Enrico Rossi: «Noi non chiediamo nulla per il pregresso ha dichiarato dopo un apposito incontro con il ministro Giarda ci basta un intervento che modifichi la situazione da ora in poi, applicando in tutto il Paese la medesima accisa sulla benzina. Per i cittadini toscani questo significherebbe ridurre di 3 centesimi al litro il costo della benzina e avere ugualmente le risorse previste per gli interventi in Lunigiana e all’Elba. Per il governo Monti questa è l’occasione per ristabilire il principio della solidarietà nazionale in un momento così difficile per l’intero Paese».
La situazione del bilancio statale è sotto gli occhi di tutti. Nessuno può pretendere disponibilità automatica di risorse che non ci sono. Ma ho qualche perplessità sul decreto di riforma della protezione civile varato dal governo Monti il 16 maggio scorso, appena quattro giorni prima della scossa di 5.9 gradi Richter che ha dato il via alla devastazione in Emilia. Secondo quella norma lo Stato non pagherà più i danni ai cittadini in caso di terremoto, alluvione, o di ogni altra catastrofe naturale, e quindi i cittadini se vorranno garantirsi eventuali rimborsi dovranno assicurare gli immobili con compagnie private. Torna anche la famigerata «tassa sulla disgrazia», con un’unica differenza rispetto alle versioni precedenti: le Regioni non avranno più l’obbligo di alzare fino ad un massimo di cinque centesimi l’accisa sulla benzina, ma avranno la facoltà di farlo. Sull’immediato la norma non è stata applicata al sisma dell’Emilia solo perché si attende entro 90 giorni un apposito regolamento che stabilisca «modalità e termini» per l’avvio del regime assicurativo.
Claudio Turrini