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Siria, rapporto Onu: per il conflitto 143,8 miliardi di dollari di perdite economiche

«Da quando è iniziato il conflitto, 11 milioni di persone hanno perso ogni fonte di sostentamento a causa di un'impressionate riduzione di posti di lavoro, che ha colpito 2,67 milioni di persone. In più, l'inflazione galoppante sta letteralmente schiacciando le famiglie creando un popolo di disoccupati, poveri, disperati».

Questo è uno dei dati che emergono dal rapporto economico sulla Siria, pubblicato oggi, siglato da Unrwa (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees), Undp (United Nations Development Programme) e il Scpr (Syrian centre for policy research).

Secondo «Umanità dilapidata», così si chiama il report, «alla fine del 2013 le perdite economiche causate della guerra sono stimate in 143,8 miliardi di dollari». Ci troviamo di fronte a «numeri impressionanti – aggiunge Rabie Naasser, ricercatore del Scpr a Damasco – e rispetto ai trimestri paralleli nel 2012, il Pil è diminuito del 38,2% nel terzo trimestre del 2013, e del 37,8% nel quarto». Secondo il rapporto il conflitto in Siria ha creato «un’economia di violenza incurante dei diritti umani, delle libertà civili e delle leggi; mentre le nuove elites politiche ed economiche usano network locali e internazionali per commerciare illegalmente armi, merci e persone, rubando, sequestrando persone e sfruttando l’assistenza umanitaria. Questa situazione incentiva il perpetuarsi del conflitto».

 «Come sottolinea il rapporto – afferma Chris Gunness, portavoce dell’Unrwa – il conflitto sta dilapidando l’umanità attraverso la violenza, la paura e la distruzione che hanno inflitto un danno socioeconomico che ricade su tutti gli aspetti della vita delle persone, e da quale pochissime famiglie siriane sono uscite illese».

Il rapporto sottolinea come «il sistema sanitario è stato compromesso dalla distruzione delle strutture sanitarie, la fuga o la morte del personale medico e il crollo dell’industria farmaceutica. Sessantuno dei 91 ospedali sono stati gravemente danneggiati, la metà(45%) sono fuori servizio mentre anche altre 53 strutture private sono state colpite».

Critica anche la situazione dell’istruzione che «è al collasso, con più della metà dei bambini in età scolare(51,8%) che non può più frequentare. Percentuale che in alcuni centri raggiunge il 90% (Al Raqqa e Aleppo) e il 68% (Damasco). Alla fine del 2013, 4.000 scuole erano inagibili». L’indice di sviluppo umano «adesso allo 0,472, è regredito di quattro decenni durante il conflitto, e la Siria è passata dal gruppo delle nazioni a medio sviluppo umano a quello di basso sviluppo umano anche a causa dell’indebolimento del sistema educativo, sanitario ed economico».