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Siria: mons. Abou Khazen, «presto un sinodo intercomunitario ad Aleppo». Mezzo milione di famiglie rientrate nel Paese

«Superare le divisioni e perdonare»: è questa la strada «giusta» da percorrere per la rinascita della Siria. Ad indicarla è stato mons. Georges Abou Khazen, arcivescovo latino di Aleppo, che ieri sera ha portato la sua testimonianza all’incontro pubblico «Aleppo, torna a vivere la speranza», promosso dalla comunità parrocchiale della Collegiata, a Lugo di Romagna (Ravenna).

Il presule, che appartiene all’ordine francescano, partendo proprio da Aleppo, città martire siriana, ora liberata, ha parlato di «speranza, sfide e sofferenze che ne delineano un futuro ancora incerto». Ma Aleppo può diventare l’icona di una nuova rinascita. «La liberazione della città da parte dell’esercito regolare nel Natale scorso – ha raccontato mons. Abou Khazen – ha suscitato una nuova speranza non solo nella popolazione della città, finalmente unificata, ma in tutta la Siria». La speranza «di liberare dai gruppi terroristici il resto del Paese ha allontanato la paura della divisione della Siria e la possibilità di creare uno Stato moderno dove diversi gruppi etnici e religiosi possano vivere in pace e armonia». Tante, però, le difficoltà da affrontare e le sfide future. Prima di tutto «riconciliare gli spiriti» in modo che «non solo i quartieri siano uniti, ma anche gli abitanti. E che possano superare le divisioni e perdonare». Per mons. Khazen, «questa è la strada giusta: senza perdono come si fa a vivere? Senza perdono non c’è la carità, non c’è cultura, non c’è avvenire. Esiste solo la morte. E come cristiani lo dobbiamo testimoniare. Alcune parti ci considerano infedeli, ma altre iniziamo a pensarla come noi».

L’arcivescovo latino di Aleppo ha anche annunciato «un sinodo intercomunitario per tutti i riti cattolici della città: per le comunità latina (rito romano), caldea, maronita cattolica, siro cattolica, greco cattolica, armeno cattolica».Partendo dalla consapevolezza che il conflitto ha segnato la vita delle comunità cristiane, l’arcivescovo di Aleppo ha constatato come «il volto della Chiesa sia cambiato. I cristiani stessi lo sono. La Chiesa non sarà più come prima». E proprio per riflettere sul ruolo della Chiesa ad Aleppo e nella Siria di oggi, mons. Georges Abou Khazen ha annunciato il sinodo intercomunitario che, ha spiegato, «avrà come filo conduttore il racconto dei discepoli di Emmaus, che si incamminano sconsolati e abbattuti, poi per la strada incontrano il Cristo». Le sfide sono molte «però c’è una volontà di vivere forte. Alcune famiglie sono tornate nella loro casa ancora distrutta. Si stima che più di mezzo milione siano già rientrate in Siria». Da dove ripartire allora? Mons. Abou Khazen non ha dubbi: «Dall’uomo. Nonostante le sofferenze, la guerra e il terrore che abbiamo vissuto, abbiamo visto anche tanta gente buona. Ogni uomo nasconde qualcosa di buono, basta saperlo scoprire. Nel dialogo con l’Islam, che si credeva impossibile, noi non abbiamo discusso a un tavolo ma lo abbiamo vissuto. Abbiamo sentito tante belle cose dai musulmani. Se riusciamo a costruire l’uomo il resto viene da sé».