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Siria: Fore (Unicef), «da inizio anno morti 134 bambini. Decine di migliaia a rischio per l’escalation di violenza nel nord ovest»

Henrietta Fore, direttore generale dell'Unicef, in una nota sottolinea come siano decine di migliaia i bambini che «nel nord ovest della Siria corrono il pericolo di essere feriti, uccisi e sfollati a causa di una significativa escalation dei combattimenti».

«Decine di migliaia di bambini nel nord ovest della Siria corrono il pericolo di essere feriti, uccisi e sfollati a causa di una significativa escalation dei combattimenti». Lo afferma Henrietta Fore, direttore generale dell’Unicef, in una nota nella quale sottolinea come «le violenze negli ultimi giorni si sono intensificate, in particolare nei villaggi nel nord di Hama e nel Sud di Idlib. Molte famiglie hanno dovuto lasciare ancora una volta le proprie case, mentre altre non possono spostarsi in aree più sicure, bloccate dai combattimenti».

«Quest’ultima escalation – spiega – è avvenuta in seguito a mesi di violenze sempre più intense nell’area, dove dall’inizio dell’anno almeno 134 bambini sono morti e più di 125.000 sfollati». «Circa 30 ospedali sono stati attaccati, le violenze hanno costretto alcuni partner dell’Unicef per l’assistenza sanitaria a sospendere le operazioni di soccorso salvavita», evidenzia Fore, aggiungendo che «circa 43.000 bambini adesso non frequentano le scuole e in alcune parti di Idlib gli esami di fine anno sono stati posticipati, con conseguenze sull’istruzione di circa 400.000 studenti».

«I bambini non hanno alcuna responsabilità per questa guerra, della quale subiscono più di chiunque altro stragi e conseguenze», denuncia il direttore generale dell’Unicef. «Le parti in conflitto nel nordovest e in tutta la Siria dovrebbero compiere ogni sforzo per proteggere i bambini e le infrastrutture da cui dipendono, fra cui ospedali e scuole. Le parti e tutti coloro che possono esercitare un’influenza dovrebbero promuovere una pace duratura e globale che porti la guerra a una fine – per il bene dei bambini della Siria e il futuro stesso del Paese e della regione», conclude Fore.