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SIRIA: CARITAS, DAMASCO CITTA’ ASFISSIATA. SITUAZIONE E’ DRAMMATICA
(ASCA) – «Damasco è una città asfissiata», è il grido di allarme che arriva, pur nella difficoltà dei collegamenti telefonici, da Rosette Hechaimé, coordinatrice delle Caritas del Medio Oriente. Mentre proseguono le violenze – fa sapere ancora Hechaimé -, si aggravano le condizioni della popolazione e le difficoltà di trovare viveri e medicinali, cercati anche di notte e di nascosto. Sono scarse invece le notizie sugli sfollati, stimati in 2 milioni di persone su circa 20 milioni di abitanti della Siria. In Libano le zone di confine con la Siria sono poco sicure e Caritas Libano ha dovuto limitare le sue attività e per la prima volta annullare un tradizionale campo estivo per i giovani dei paesi arabi. Verso la Giordania poi si sta dirigendo una nuova ondata di rifugiati siriani, che ormai in questo paese hanno superato le 160.000 unità, cifra molto rilevante in rapporto ai 5 milioni di abitanti e a un territorio per due terzi desertico. Ai siriani vanno inoltre aggiunti 31.500 iracheni, esponendo così anche la Giordania, ancora relativamente sicura, a gravi rischi di instabilità sociale e politica. Come avvenuto in precedenza in Libano, dove le Nazioni Unite valutano una presenza di circa 37.000 rifugiati, le autorità giordane hanno aperto una scuola nel campo di Zaatari al confine siriano. Questa decisione pur lodevole, fa purtroppo pensare che la permanenza dei rifugiati non sarà breve, ed è proprio l’aumento dei rifugiati nei paesi vicini – e non solo, poiché alcune centinaia sono giunti anche in Italia – l’altra faccia della medaglia della guerra interna siriana. Caritas Libano e Caritas Giordania sono impegnate su più fronti, oltre a quelli di immediata assistenza, in collaborazione con le autorità, ma la situazione si aggrava sempre più. Migliaia di rifugiati chiedono aiuto alla Caritas per far fronte ai prezzi esorbitanti dei beni di prima necessità e alla piaga del lavoro minorile, e vengono segnalati casi di matrimoni forzati di bambine di 11 anni vendute dalle famiglie di appartenenza. Caritas Italiana, dall’inizio dell’emergenza profughi, ha messo subito a disposizione un primo contributo destinato alle famiglie, ma solo in Siria occorrono già altri 170.000 euro per estendere l’intervento in atto. Anche dalle Caritas di Libano, Turchia e Giordania arrivano ulteriori richieste per aiuti d’urgenza a fasce sempre più ampie di popolazione.