Amnesty international ha sollecitato «l’immediato e libero accesso delle agenzie umanitarie a Homs e in altre aree della Siria che sono al centro dell’offensiva militare delle forze armate di Damasco». A Homs, il quartiere di Bab ‘Amr è sottoposto a intensi bombardamenti da più di 17 giorni. Amnesty International ha ricevuto i nomi di 465 persone uccise nella città. «I resoconti che riceviamo da Homs sono sempre più agghiaccianti, alla popolazione mancano i beni fondamentali ha dichiarato Ann Harrison, direttrice ad interim del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty -. Le autorità siriane devono immediatamente porre fine a questi continui bombardamenti e consentire il pieno, immediato e libero accesso degli aiuti umanitari alle zone colpite». Gli abitanti di Bab Amr hanno riferito ad Amnesty che i bombardamenti e il fuoco incrociato hanno distrutto la rete idrica ed elettrica, che in queste condizioni difficilmente verrà riparata. A causa della mancanza di elettricità, gli abitanti non possono conservare gli alimenti in frigorifero e ciò acuisce la scarsità di cibo a disposizione, compreso il latte per i bambini. Nella zona di Homs c’e’ penuria di medicinali e di personale medico. Alcuni abitanti hanno denunciato ad Amnesty che nell’ospedale improvvisato di Bab Amr e’ rimasto in servizio un solo medico.Amnesty ha chiesto agli stati «amici della Siria», che si riuniscono oggi a Tunisi, di porre i diritti umani al centro delle loro discussioni e di valutare l’impatto sui diritti umani di ogni proposta che verrà esaminata. Amnesty International ha anche chiesto che venga presa in seria considerazione la formazione di una missione di monitoraggio sui diritti umani a guida Onu e ha rivolto la medesima richiesta agli stati membri delle Nazioni Unite. Dopo il ritiro degli osservatori della Lega araba, sottolinea Amnesty, «la violenza in Siria è fortemente aumentata e la situazione continua a peggiorare. I Paesi confinanti con la Siria hanno il dovere di agevolare le persone in fuga annullando ogni limitazione all’ingresso nei loro territori, dando loro protezione e garantendo che non saranno in alcun modo respinti in Siria». Infine, Amnesty ha rinnovato la richiesta di deferire la situazione della Siria alla Corte penale internazionale, di imporre un embargo totale sulle armi e congelare i beni patrimoniali del presidente Bashar al-Assad e dei suoi più stretti collaboratori.