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Siria: Acs, in quattro anni molti cristiani in fuga sono morti nel Mediterraneo
Samaan Daoud racconta ad «Aiuto alla Chiesa che soffre» (Acs) il dramma dei tanti cristiani di Siria che in oltre quattro anni di crisi sono stati costretti ad abbandonare il proprio paese.
«Molti cristiani hanno cercato un futuro migliore in Europa attraversando il mar Mediterraneo. Alcuni ce l’hanno fatta, altri hanno trovato la morte in mare. Ma la disperazione continua a spingere i nostri fratelli nella fede a far salire i propri figli su quei barconi». Al telefono da Damasco, Samaan Daoud racconta ad «Aiuto alla Chiesa che soffre» (Acs) il dramma dei tanti cristiani di Siria che in oltre quattro anni di crisi sono stati costretti ad abbandonare il proprio paese, soprattutto a causa della loro fede.
Secondo quanto riferito ad Acs dall’agenzia Habeshia, tra i tanti profughi che approdano sulle coste italiane, i siriani rappresentano il gruppo più numeroso. Tra loro è alto il numero di cristiani. Secondo la stessa agenzia, negli ultimi anni la percentuale dei cristiani tra i naufraghi che giungono sulle nostre coste sarebbe aumentata di circa il 30%. L’uomo, che prima della guerra lavorava come guida turistica in Siria, riferisce come in molti continuino a fuggire. «Almeno tre volte a settimana un pullman parte da Duelha e Tabbale, due dei principali quartieri cristiani di Damasco, con a bordo venti o trenta ragazzi giovanissimi in cerca di un futuro migliore. Un mio amico ha da poco fatto partire suo figlio, di appena 16 anni». Il viaggio costa almeno 2500 dollari. Dalla capitale siriana si arriva a Beirut, da dove i profughi si imbarcano per raggiungere la Turchia e poi l’Europa.
«Chi può permettersi di pagare di più, può viaggiare in navi sicure – prosegue Daoud -. Gli altri devono rischiare la vita sui gommoni». In questi anni, riferisce Acs, molte famiglie siriane hanno trovato la morte in mare. Un cristiano è naufragato appena due settimane fa assieme alla sua famiglia al largo delle coste turche; è stato seppellito in Turchia mentre i corpi della moglie e dei suoi due figli non sono mai stati ritrovati. Altre famiglie cristiane provenienti dal nord della Siria sono morte nel Mediterraneo qualche mese fa. «Sono tutti volti a noi cari e conosciuti, come un mio amico farmacista che un anno e mezzo fa è stato accoltellato su un barcone e poi gettato in mare».
Nonostante queste tragedie, la drammatica situazione siriana spinge sempre più cristiani a cercare un futuro migliore all’estero. «Un mio amico ha messo in vendita la sua casa per ottenere il denaro necessario a partire. Come lui molti altri che quasi sicuramente non torneranno più in Siria. E questo è il grande pericolo che affrontiamo tutti noi cristiani d’Oriente».