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Sinodo sulla nuova evangelizzazione, il messaggio conclusivo
«Non c’è uomo o donna che, nella sua vita, non si ritrovi, come la donna di Samaria, accanto a un pozzo con un’anfora vuota, nella speranza di trovare l’esaudimento del desiderio più profondo del cuore, quello che solo può dare significato pieno all’esistenza». Parte dal profondo di questa considerazione il messaggio del Sinodo dei vescovi al Popolo di Dio, inviato oggi a conclusione della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. Il messaggio è caratterizzato dalla «urgenza» di «condurre gli uomini e le donne del nostro tempo a Gesù, all’incontro con lui». Perché «molti sono oggi i pozzi che si offrono alla sete dell’uomo», ma occorre «orientare bene la ricerca, per non cadere preda di delusioni, che possono essere rovinose». Il messaggio fa il punto sui problemi e le sfide che attraversano l’umanità e che sono stati oggetto di discussione in questi giorni di Sinodo, ma lascia un segno di speranza. «Il nostro – scrivono i padri sinodali – è un mondo colmo di contraddizioni e di sfide, ma resta creazione di Dio, ferita sì dal male, ma pur sempre il mondo che Dio ama, terreno suo, in cui può essere rinnovata la semina della Parola perché torni a fare frutto. Non c’è spazio per il pessimismo nelle menti e nei cuori di coloro che sanno che il loro Signore ha vinto la morte e che il suo Spirito opera con potenza nella storia».
Umiltà. «Umiltà» è la parola che risuona nei primi paragrafi del testo, perché «l’invito ad evangelizzare si traduce in un appello alla conversione». «Dobbiamo riconoscere – si legge – che le povertà e le debolezze dei discepoli di Gesù, specialmente dei suoi ministri, pesano sulla credibilità della missione. Siamo certo consapevoli, noi Vescovi per primi, che non potremo mai essere all’altezza della chiamata da parte del Signore e della consegna del suo Vangelo per l’annuncio alle genti. Sappiamo di dover riconoscere umilmente la nostra vulnerabilità alle ferite della storia e non esitiamo a riconoscere i nostri peccati personali. Siamo però anche convinti che la forza dello Spirito del Signore può rinnovare la sua Chiesa e rendere splendente la sua veste, se ci lasceremo plasmare da lui. Lo mostrano le vite dei santi, la cui memoria e narrazione è strumento privilegiato della nuova evangelizzazione. Se questo rinnovamento fosse affidato alle nostre forze, ci sarebbero seri motivi di dubitare».
Le famiglie di fatto. Nel paragrafo dedicato alla famiglia, i padri sinodali rivolgono un pensiero particolare alle «situazioni familiari e di convivenza in cui non si rispecchia quell’immagine di unità e di amore per tutta la vita che il Signore ci ha consegnato. Ci sono coppie che convivono senza il legame sacramentale del matrimonio; si moltiplicano situazioni familiari irregolari costruite dopo il fallimento di precedenti matrimoni: vicende dolorose in cui soffre anche l’educazione alla fede dei figli. A tutti costoro vogliamo dire che l’amore del Signore non abbandona nessuno, che anche la Chiesa li ama ed è casa accogliente per tutti, che essi rimangono membra della Chiesa anche se non possono ricevere l’assoluzione sacramentale e l’Eucaristia. Le comunità cattoliche siano accoglienti verso quanti vivono in tali situazioni e sostengano cammini di conversione e di riconciliazione».
Giovani, economia e politica. «Testimoniare il Vangelo non è privilegio di alcuno. Riconosciamo con gioia la presenza di tanti uomini e donne che con la loro vita si fanno segno del Vangelo in mezzo al mondo». Il messaggio ha quindi una parola per tutti: per i giovani, per i quali i vescovi chiedono di «non mortificare, la potenza dei loro entusiasmi». Al mondo dell’economia e del lavoro, invece, i padri sinodali chiedono di «riscattare il lavoro dalle condizioni che ne fanno non poche volte un peso insopportabile e una prospettiva incerta, minacciata oggi spesso dalla disoccupazione, specie giovanile». Al mondo della politica, l’esortazione ad «un impegno di cura disinteressata e trasparente del bene comune»; «una limpida testimonianza» e «il precetto della carità».
I cristiani perseguitati. Il messaggio sinodale si conclude con un pensiero che abbraccia tutta la terra e la cristianità. Rivolge «una considerazione tutta particolare, colma di affetto fraterno e di gratitudine», ai «cristiani delle Chiese Orientali Cattoliche». «In non pochi contesti – scrivono i padri sinodali – le vostre Chiese sono in mezzo a prove e tribolazioni, in cui testimoniano la partecipazione alla croce di Cristo». «Il Signore continui a benedire la vostra fedeltà e sul vostro futuro si staglino orizzonti di serena confessione e pratica della fede in una condizione di pace e di libertà religiosa». Il messaggio è indirizzato anche ai «cristiani, uomini e donne, che vivete nei paesi dell’Africa»: «Vi diciamo la nostra gratitudine per la testimonianza che offrite al Vangelo spesso in situazioni di vita umanamente difficili». C’è una parola per tutti, per le Americhe del Nord e del Sud, per l’Oceania, per le minoranza cristiane in Asia, per l’Europa. «Giunti al termine di questa esperienza di comunione tra Vescovi di tutto il mondo e di collaborazione al ministero del Successore di Pietro – conclude il messaggio -, sentiamo risuonare per noi attuale il comando di Gesù ai suoi apostoli: ‘Andate e fate discepoli tutti i popoli [..]. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’ (Mt 28,19.20)».