Vita Chiesa
Sinodo: p. Lombardi, «Siamo in cammino». Mons. Forte e card. Tagle, «Work in progress»
Dopo la «relatio», ha detto il portavoce vaticano, c’è stato «un tempo piuttosto ampio di discussione libera, senza interventi scritti e già preparati». Ben 41 interventi per quasi due ore di dibattito tra i padri, ha aggiunto. «La relatio non è da considerarsi un documento finale», ha ricordato il cardinale Louis Tagle, arcivescovo di Manila e uno dei presidenti delegati, definendo il documento presentato oggi «uno specchio attraverso il quale guardiamo cosa abbiamo raggiunto fino adesso in questo viaggio». «La storia continua», ha aggiunto il porporato. A fargli eco monsignor Bruno Forte, segretario speciale del Sinodo, che con una battuta ha detto: «Se dovessimo mettere un cartello qui, adesso, dovremmo scrivere ‘work in progress’». Poi il presule ha definito la «relatio» un «esercizio effettivo di collegialità, che non è soltanto ascoltare tutti, con le dovute differenze, ma avere la pazienza di camminare insieme cercando di maturare insieme».
«Sembra di ascoltare lo Spirito del Concilio». È una delle frasi che si sono più sentite pronunciare in questi giorni, tra i 191 padri che stanno partecipando al Sinodo. A riferirne durante il briefing di oggi è stato monsignor Forte, che a proposito dello stile della «sinodalità» ha fatto notare che esiste anche una «sinodalità temporale», che ha bisogno di tempi lunghi. «Dobbiamo crescere tutti», ha detto ricordando le raccomandazioni date dal Papa all’inizio dell’assise sinodale: «Umiltà nell’ascolto, generosità nell’accoglienza». «Questo è stato lo Spirito del Concilio», ha proseguito il presule, menzionando la «Gaudium et Spes», dal quale emerge l’immagine di «una Chiesa che guarda, non come dirimpettaia per giudicare, ma come Chiesa che si pone accanto, che fa sue le sofferenze e le gioie degli uomini del nostro tempo». Di qui la necessaria «attenzione alla legge della gradualità»: «C’è sempre il rischio di tagliare le cose con l’accetta», ha messo in guardia mons. Forte: «Prima di usare il linguaggio del ‘sì, sì, no, no’ che è proprio del Vangelo – ha spiegato – bisogna capire che la logica vincente non è quella del ‘tutto o niente’, ma quella dell’attenzione alle sfumature, alla diversità delle situazioni», con «spirito di accompagnamento».
«La Chiesa non condivide che il termine ‘famiglia’ sia indifferentemente applicato all’unione tra un uomo e una donna, aperta alla procreazione, e all’unione tra persone omosessuali». Tuttavia, «le persone umane coinvolte nelle diverse esperienze hanno dei diritti che devono essere tutelati». Monsignor Bruno Forte, segretario speciale del Sinodo, ha risposto così a una delle domande sulla posizione della Chiesa verso le unioni omosessuali delineata nella «Relazione dopo la discussione», in cui si afferma tra l’altro che «le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana». La dignità della persona umana, ha ricordato mons. Forte, implica in sé stessa «il riconoscimento di dritti che vanno garantiti, anche indifferentemente al fatto che si tratti o meno di persone omossessuali». «È una questione di civiltà». L’ottica adottata dalla «Relatio», dunque, è quella della «centralità della persona umana, indipendentemente dall’orientamento sessuale. Il fatto di avere un orientamento omosessuale non ha nulla a che fare con la dignità della persona». Nel dibattito in Aula, ha aggiunto il cardinale Péter Erdõ, relatore generale al Sinodo, alcuni padri hanno fatto notare che «ci sono anche convivenze disordinate tra le persone gay».
«A volte credo che i nostri laici siano più clericalizzati dei preti, e questo non va». Rispondendo ai giornalisti mons. Forte ha auspicato che nella fase di consultazione delle Chiese locali, prevista nell’anno che ci condurrà al Sinodo ordinario, sappiano «essere fino in fondo protagonisti e facciano sentire la loro voce», nell’ottica dell’«ecclesiologia totale» del Concilio, in cui rientra la «piena dignità e piena responsabilità» della componente laicale del popolo di Dio. «Mi aspetto un protagonismo a testa alta dei laici per aiutarci a trovare soluzioni vere» sulla famiglia, ha concluso il presule.
«Lo Spirito soffia dove vuole, anche sui giornalisti», ha poi scherzato monsignor Bruno Forte, nel briefing di oggi. Interrogato su quanto abbiano influito le notizie di stampa sui padri sinodali, e con quale grado di «condizionamento», mons. Forte ha risposto: «Confido che i padri sinodali siano esseri umani dotati di comune intelligenza, e vista la responsabilità che hanno nei confronti del loro popolo siano persone che ogni giorno cerchino di seguire i quotidiani». «Abbiamo un lungo servizio, e possiamo fare un certo discernimento», ha aggiunto monsignor Forte. «Personalmente – ha concluso – credo che bisogna avere molta fiducia nella stampa, da qualunque parte venga, perché lo Spirito Santo soffia dove vuole, anche sui giornalisti».
«Legge morale naturale» è «una terminologia importantissima, ma è una terminologia che nel mondo di oggi la maggior parte degli umani non capisce», ha detto monsignor Bruno Forte, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla proposta, contenuta già nell’Instrumentum laboris del Sinodo, di sostituire il termine «legge morale naturale» con «ordine della creazione». «Il problema – ha spiegato il presule – non è rinunciare al contenuto. Si tratta di un esempio significativo dello sforzo, da parte dei padri sinodali, di parlare un linguaggio comprensibile agli umani». Il contenuto, dunque, è lo stesso, «però non lo esprimiamo con una terminologia che non si capisce, ma dicendo che c’è un’umanità condivisa da promuovere». «Cogliere il positivo, ovunque si trovi», è l’opinione del Sinodo: «Non bisogna tagliare con l’accetta», ha ribadito mons. Forte.