Davanti alle sfide che provengono dal Medio Oriente, come conflitti, problematico rispetto dei diritti umani, la Chiesa rappresenta un garante della libertà, la sua presenza è un guadagno non solo per i cristiani stessi, ma per tutti, in particolare per quelli che credono ai valori umani e spirituali. La presenza dei cristiani è veramente un segno e deve essere appoggiata al livello della Chiesa universale e della comunità internazionale. È quanto ha sostenuto mons. Joseph Soueif, arcivescovo di Cipro dei Maroniti, che ieri ha tenuto il suo intervento al Sinodo per il Medio Oriente. Si vive oggi un vero conflitto di culture, conflitto di mentalità, conflitto di approccio e di visione, ha rimarcato il presule maronita, per il quale il cristianesimo ha ancora tanto da dire, da fare e da offrire come l’elaborazione di progetti educativi, sociali che aiutano a cambiare mentalità, a educare ad accettare le differenze, i diritti dell’uomo.Mons. Soueif ha poi evidenziato come Cipro sia una meta di destinazione per molti cristiani ed ha parlato dell’immigrazione cristiana nell’isola come di un segno profetico di una testimonianza di cui nessuno di noi sa quali saranno i frutti. L’emigrazione è espansione missionaria, che porta la spiritualità dell’Oriente dentro le grandi società secolarizzate. L’esperienza di Cipro mostra che le religioni possono vivere insieme nonostante le ferite; con i nostri compaesani cerchiamo la pace nella giustizia e l’amore fondato sulla verità e la libertà. Vogliamo che tutte le chiese e le moschee si aprano davanti a tutti e che siano uno spazio d’incontro e di perdono, un luogo di purificazione delle memorie. Vogliamo testimoniare nell’isola che fa da ponte tra Oriente e Occidente i valori del dialogo, la convivenza, per costruire la cultura della pace e dell’amore. SirLo Speciale sul Sinodo Medio Oriente