Vita Chiesa

SINODO MEDIO ORIENTE, MONS. NAGUIB (EGITTO): LIBERTÀ RELIGIOSA NON A SENSO UNICO

Non può esistere una libertà religiosa a senso unico, che permette ad un cristiano di convertirsi all’Islam e che impedisce ad un musulmano di abbracciare un’altra fede. Nella presentazione alla stampa della relazione d’apertura del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente i temi della libertà religiosa e della laicità sono stati affrontati da mons. Antonio Naguib, patriarca della Chiesa copto-cattolica d’Egitto e relatore generale del sinodo e da mons. Bèchara Rai, vescovo maronita di Biblos (Libano). “Non possiamo accettare – ha detto mons. Rai – che un musulmano che si converta ad un’altra fede venga condannato a morte, mentre si esortano i cristiani a diventare musulmani in una sorta di corrispondenza a senso unico. Questo è il vero problema della Chiesa: difendere i diritti dell’uomo. Teoricamente gli Stati accettano il principio di libertà di religione ma nella pratica il problema esiste”. Dello stesso avviso anche mons. Naguib che ha commentato l’approvazione del governo israeliano dell’emendamento alle norme sulla cittadinanza, che se trasformato in legge dal Parlamento, chi vorrà diventare israeliano dovrà giurare fedeltà al Paese come Stato ebraico e democratico. “Una decisione contraddittoria. Non si può affermare la presenza di uno Stato democratico e nello stesso tempo imporre una cosa simile. Nella logica della democrazia questo non funziona”. Promuovere la “laicità positiva” o meglio uno “Stato laico” è uno dei compiti che attendono i cristiani in Medio Oriente, hanno ribadito mons. Bèchara Rai e mons. Antonio Naguib. “La laicità positiva – hanno spiegato i due presuli – è quella rispetta i valori spirituali, al contrario di quella negativa che nel mondo ha separato la religione dallo Stato, legiferando su tutto senza nessun riferimento alla legge naturale, rendendo, per esempio, lecito l’aborto, il matrimonio omosessuale, l’eutanasia”. Tuttavia, ha affermato mons. Rai, “il termine laicità è rifiutato dai nostri fratelli musulmani in quanto temono che questo voglia azzerare la religione. Preferiamo, pertanto, parlare di Stato laico, ovvero di uno Stato che rispetta la dimensione religiosa. Promuovere questa visione è il compito dei cristiani in tutto il mondo arabo”. “I regimi teocratici che riconoscono una sola fede, come nei Paesi islamici ed ora anche in Israele se verranno adottate le nuove norme sul giuramento, annullando diritti umani fondamentali come la libertà di coscienza e di culto pongono il cristiano in una situazione di marginalità, un cittadino di Serie B”. “Il Sinodo non è l’ultima chance per i cristiani in Medio Oriente, l’ultima carta in mano al Vaticano per evitare la loro fine in questa regione. Noi siamo la Chiesa della speranza, che crede in Cristo quale Signore della storia al quale spetta l’ultima parola”. Lo ha ribadito mons. Bèchara Rai, vescovo maronita di Biblos (Libano) durante la conferenza stampa di presentazione della relazione d’apertura del Sinodo. “Non è una questione di numeri – ha detto il presule – non parliamo in quanto minoranza ma in quanto popolo che svolge un compito affidatoci da Cristo, quello di essere lievito e luce nell’oscurità di questo mondo così come ci invita a fare il tema del Sinodo, arrivare alla testimonianza della speranza e alla testimonianza, dando un senso alla vita e alle ideologie, alla cultura. La domanda non è come fare per sopravvivere ma come dare il senso al vivere. Abbiamo un futuro”. (Fonte: Sir)Lo Speciale sul Sinodo Medio Oriente