Il conflitto israelo-palestinese, come minaccia alla presenza cristiana in Medio Oriente, è stato uno dei temi ricorrenti negli interventi dei padri sinodali nel corso della Quarta congregazione del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, svoltasi ieri pomeriggio in Vaticano. Secondo Gregorios III Laham, patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti e arcivescovo di Damasco, la presenza cristiana nel mondo arabo è minacciata dai cicli di guerre che si abbattono su questa regione e in particolare dal conflitto israelo-palestinese. Conseguenze di questo conflitto sono i movimenti fondamentalisti, Hamas, Hezbollah, le discordie esterne, la lentezza nello sviluppo, il sorgere dell’odio e soprattutto l’emigrazione dei cristiani che farà della società araba una società di un solo colore, unicamente musulmana di fronte ad una società europea detta cristiana. Se questo accadesse e l’Oriente dovesse svuotarsi dei suoi cristiani, ciò vorrebbe dire che ogni occasione sarebbe propizia per un nuovo scontro delle culture, delle civiltà e anche delle religioni, uno scontro distruttivo fra l’Oriente arabo musulmano e l’Occidente cristiano. Il ruolo dei cristiani, ha rimarcato Laham, è di creare un clima di fiducia tra l’Occidente e il mondo musulmano per lavorare ad un nuovo Medio Oriente senza guerra.Per convincere i cristiani a restare, è necessario dire ai nostri fratelli musulmani le nostre paure come l’arabità, leggi che propongono l’islam come unica o principale fonte delle legislazioni, i partiti fondamentalisti, l’integralismo islamico, ai quali sono attribuiti atti, di terrorismo, uccisioni, estorsioni, in nome della religione e che, forti del fatto di essere maggioranza, umiliano i loro vicini. Fare la pace è la grande sfida: è la grande jihad e il grande bene per i nostri giovani, cristiani e musulmani. Sullo stesso tema è intervenuto anche il card. John Patrick Foley, Gran Maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme che ha invocato una pace giusta e duratura tra Palestina e Israele e tra i loro vicini. Sono convinto ha detto – che le continue tensioni tra israeliani e palestinesi abbiano largamente contribuito ai disordini in tutto il Medio Oriente e anche alla crescita del fondamentalismo islamico. Molti, compresa la Santa Sede, hanno suggerito una soluzione a due della crisi israelo-palestinese, ma più passa il tempo più una tale soluzione diventa difficile a causa della realizzazione di insediamenti israeliani e di infrastrutture sotto il controllo israeliano a Gerusalemme Est e in altre parti della Cisgiordania che rendono sempre più arduo lo sviluppo di uno stato palestinese possibile e integrale.SirLo Speciale sul Sinodo Medio Oriente