Il rapporto fra l’Islam e il Cristianesimo, basato sulle ispirazioni e le proposizioni del sacro Corano, si è fondato sull’amicizia, il rispetto e la comprensione reciproca ed è un peccato che in alcuni periodi nei passati 1400 anni, talvolta a motivo di considerazioni politiche, questi rapporti abbiano vissuto momenti bui. Così l’ayatollah sciita Seyed Mostafa Mohaghegh Ahmadabadi, professore della facoltà di Diritto dell’università Shahid Beheshti di Teheran e membro dell’Accademia iraniana delle scienze si è rivolto al Sinodo nel suo intervento, tenuto ieri sera, in qualità di invitato speciale. Non bisogna incolpare né l’Islam né il Cristianesimo di azioni illegittime di alcuni individui o gruppi ha affermato l’ayatollah – secondo gli insegnamenti del Corano, in molti Paesi islamici, soprattutto in Iran, come è stato anche stabilito per legge, i cristiani vivono fianco a fianco in pace con i loro fratelli musulmani. Essi godono di tutti i diritti legali come ogni altro cittadino ed esercitano liberamente le proprie pratiche religiose. È bene per l’essenza di ogni religione e dei suoi fedeli che i discepoli di ciascuna fede possano esercitare i propri diritti senza vergogna e paura e vivere in conformità al proprio retaggio storico e alla propria cultura ha ribadito Mohaghegh Ahmadabadi per il quale la stabilità del mondo dipende dalla stabilità dell’esistenza di gruppi e società piccoli e grandi. Questa stabilità può essere raggiunta soltanto quando tutti possono vivere senza timore e senza minacce da parte degli altri. È questo l’elemento più importante per raggiungere la stabilità e la pace etica e sociale. È nostro dovere promuovere queste condizioni.SirLo Speciale sul Sinodo Medio Oriente