Vita Chiesa

SINODO DEI VESCOVI, MONS. RAVASI: STUDIARE, APPROFONDIRE E PRESENTARE IL MESSAGGIO

“Un messaggio a respiro ampio con un certo pathos per far sì che non sia solo un documento teologico”. Così mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura e della Commissione per il messaggio della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, ha presentato oggi, in una conferenza stampa in Vaticano, il “Messaggio al popolo di Dio del Sinodo dei vescovi” (testo integrale). I padri sinodali, ha detto mons. Ravasi, “hanno chiesto, anche attraverso una serie di comunicazioni, che si tenesse il documento nella sua integralità, nonostante la sua lunghezza”. Si tratta di un documento da “studiare, approfondire, presentare”. Il testo, ha aggiunto Ravasi, “è accompagnato da una sintesi per l’uso immediato”. Per quanto riguarda la struttura del messaggio, l’arcivescovo ha spiegato che “questo procede secondo una dimensione simbolica” attraverso quattro simboli biblici (voce, volto, casa, strada) così da renderlo comprensibile. Questi simboli, ha concluso Ravasi, sono come “quattro tappe di un viaggio” che “guida all’ascolto e ad una lettura amorosa della Bibbia”.“La novità di questo Sinodo è tutta nel fatto che si è tentato di tracciare una mappa in cui ricomporre tutte le dimensioni che toccano la Parola di Dio”. Lo ha dichiarato mons. Gianfranco Ravasi, presentando oggi ai giornalisti “il messaggio al popolo di Dio dei vescovi”. “Se prima infatti si tendeva a parlare della Scrittura nelle sue dimensioni esistenziali, di verità o di tradizione, ora si cerca di riportare le dimensioni della Parola in un’unica prospettiva, in una unica mappa”. “Si tratta – ha aggiunto dal canto suo mons. Santiago Jaime Silva Retamales, vice presidente della Commissione per il messaggio – di guardare al mondo con simpatia, offrire al mondo il meglio di noi, portando la Chiesa alle persone, donare la ricchezza della verità ad un mondo in cui c’è sempre meno umanità”. “Nelle chiacchiere del mondo di oggi – ha affermato ancora mons. Ravasi – devono tornare a risuonare le grandi parole, come la Bibbia ma anche, per esempio, la Divina Commedia, che meritano di essere interpretate evitando così il rischio di fondamentalismo”.“Il fondamentalismo – ha spiegato il presidente della Commissione per il messaggio – non comprende che la Parola di Dio passa attraverso il filtro dell’uomo, del profeta, anche in maniera sorprendente. Non si può leggere il testo nella sua superficie come se fosse il messaggio. Le parole devono essere comprese”. I fondamentalisti rifuggono dall’interpretazione “per paura, perché credono di imprigionare la verità. E’ la paura di scoprire che al di là delle parole c’è la Parola. Ecco perché è necessario conoscere, studiare e approfondire la Bibbia. La conoscenza è un momento fondamentale nel dialogo ecumenico ed interreligioso perché allontana la paura”. Ma lo è anche per alcuni settori di movimenti e nuove aggregazioni ecclesiali. Un certo uso disinvolto della Scrittura “è un aspetto che esiste e che in alcuni Paesi assume anche forme di sincretismo che affianca alla Bibbia anche altri testi” ha detto mons. Ravasi. “Questo Sinodo ha voluto ribadire il primato della Parola. Esistono, certo, forme di devozione e di folclore religioso ma ad avere la centralità nelle assemblee cristiane è la Parola di Dio. La Bibbia resta la fonte principale e capitale perché permette di conservare l’identità cristiana”.Sir