A distanza di quasi vent’anni dalla “caduta del muro” e dalla fine delle persecuzioni comuniste nei confronti dei credenti, il racconto del martirologio nei Paesi dell’Europa dell’est suscita ancora commozione. E’ successo stamane nell’aula del sinodo in Vaticano, dove mons. Antons Justs, vescovo di Jelgava, in Lettonia, ha ricordato i numerosi casi di persecuzione antireligiosa di cui sono stati oggetto i suoi fratelli nella fede. Tra gli altri, ha ricordato il caso commovente di un prete, p. Viktors, arrestato perché la polizia politica sovietica aveva saputo che possedeva una Bibbia. Al momento del fermo, i poliziotti buttarono la Bibbia per terra ha detto mons. Just calpestandola e bestemmiando. Allora il prete si mise in ginocchio e baciò il libro sacro. Per questo venne immediatamente processato e condannato a 10 anni di lager. Al ritorno nella sua comunità, dieci anni dopo, ancora sotto il dominio sovietico, p. Viktors non era stato piegato nella sua fedeltà a Cristo ha soggiunto il vescovo lituano -. Durante la celebrazione della messa, fatta in clandestinità davanti a un piccolo gruppo di fedeli, ha osato nuovamente alzare la Bibbia in alto, proclamandone la forza indistruttibile e rischiando nuovamente il carcere, se la polizia lo avesse saputo. A quel punto nell’aula del sinodo, stamane, molti presenti hanno pianto di commozione, ha riferito il portavoce don Giorgio Costantino.Sir