Qualche giorno fa ho potuto trascorrere un quarto d’ora dialogando con il Patriarca di Babilonia dei Caldei (Baghdad), il card. Emmanuel III Delly, che mi ha parlato della dolorosa situazione dei cristiani in Iraq. Alla fine, dopo aver ascoltato quest’uomo dall’età veneranda e dalla straordinaria giovinezza dello sguardo, gli ho chiesto cosa possiamo fare noi, in Europa, per loro: lo scrive il card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia, nella Lettera dal Sinodo pubblicata sull’ultimo numero di Gente Veneta. L’iniziativa del settimanale diocesano consiste in una corrispondenza di questo inviato speciale che ogni settimana racconta episodi significativi che avvengono all’interno del Sinodo dei Vescovi dedicato alla Parola di Dio. La “lettera”, oltre che su Gente Veneta, viene messa in onda su BluRadioVeneto ed è riascoltabile nel sito www.patriarcatovenezia.it. Riferendo del suo dialogo col Patriarca di Babilonia, il card. Scola sottolinea la risposta del card. Delly: Potete pregare ha detto Delly – Ma non tanto per farlo. Pregare chiedendo a Dio con convinzione. Spesso infatti noi preghiamo senza domandare veramente, senza essere certi che il Signore possa cambiare la storia. Queste parole aggiunge Scola – mi sono entrate in profondità, provocandomi ad un esame di coscienza sulla superficialità della mia preghiera”.Il card. Scola segnala poi nella sua Lettera dal Sinodo alcuni interventi giunti da diverse parti del mondo tra cui quello “del giovanissimo vescovo mons. Bejoy D’Cruze, di Khulna in Bangladesh, diocesi fondata da mons. Battagliarin, originario di Treporti (Venezia) quindi un figlio della diocesi di Venezia. Mons. D’Cruze riferisce Scola – ha parlato della carità come chiave importantissima per capire la Parola di Dio e ha sottolineato il rapporto molto costruttivo nel suo Paese tra Chiesa cattolica e musulmani che rappresentano l’80% degli abitanti. Il Patriarca di Venezia conclude che dovremo intensificare i rapporti con Khulna, anche attraverso il Centro Oasis. Verso la fine della lettera Scola riporta anche alcune curiose e divertenti “perle” che emergono dalle giornate dei lavori del Sinodo. Come quelle che riservano le traduzioni in latino delle parole dei Padri sinodali: “Una donna con i pantaloni si dice foemina brachata. O, ancora, l’espressione rock and roll da un Padre è stata tradotta con peregrina et barbara saltatio... Altro che lingua morta! Il latino riesce a rendere con perspicacia anche i neologismi più attuali”.Sir