Pace nella giustizia per la Terra Santa, il Libano, l’Iraq e l’India. È quanto chiedono i Patriarchi e gli arcivescovi maggiori cattolici dell’Oriente, partecipanti all’assemblea del Sinodo dei vescovi (Vaticano, 5-26 ottobre), in un appello consegnato oggi a Benedetto XVI e pubblicato sul numero odierno dell’Osservatore Romano. Esprimiamo profonda riconoscenza al Papa scrivono i Patriarchi e gli arcivescovi per avere sempre prontamente e instancabilmente elevato la supplica a Dio e la voce in favore dei fratelli e delle sorelle dell’Oriente. Sul suo esempio, anche noi rinnoviamo l’implorazione a Dio e facciamo appello a tutti perché sia confermato ogni intento per favorire ovunque la pace nella libertà, nella verità e nell’amore. Nei cuori, si legge nell’appello, avvertiamo un fremito per le sofferenze di tanti nostri figli e figlie dell’Oriente: bambini e giovani; persone in difficoltà estrema per età, salute ed essenziali necessità spirituali e materiali; famiglie sempre più tentate dallo sconforto per il presente e per il futuro. E sentiamo il dovere di farci interpreti delle loro giustificate attese perché una vita dignitosa sia presto garantita a ciascuno in una proficua convivenza sociale. Opera della giustizia ricordano i Patriarchi e gli arcivescovi è la pace! È un imperativo al quale non possiamo e non vogliamo sottrarci. Chiediamo, perciò, in particolare per la Terra Santa, per il Libano, l’Iraq e l’India, la pace nella giustizia, di cui è garanzia una reale libertà religiosa. I Patriarchi e gli arcivescovi si dicono vicini a quanti soffrono per la fede cristiana e a tutti i credenti impediti nella professione religiosa. Rendiamo omaggio ai cristiani che recentemente hanno perduto la vita. Davanti al Papa e ai padri sinodali, incoraggiati dalla loro fraternità, i Patriarchi e gli arcivescovi presentano una vibrante richiesta: ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà perché pratichino il rispetto e l’accoglienza dell’altro nella vita quotidiana, facendosi prossimo di quanti sono nel bisogno, vicini e lontani; ai pastori e ai responsabili religiosi di predicare e favorire tale atteggiamento, appoggiando e moltiplicando le iniziative di mutua conoscenza, di dialogo e di soccorso; alla comunità internazionale e agli uomini di governo perché garantiscano a livello legislativo la vera libertà religiosa nel superamento di ogni discriminazione e l’aiuto a quanti sono costretti a lasciare la propria terra per motivi religiosi. L’appello si chiude con l’invito a cercare vie nuove di pace, che trovino efficacia nella Benedizione di Dio.Sir