Vita Chiesa
Sinodo: card. Marx, «dibattito animato», ma «volontà di trovare convergenze»
Al Sinodo, per Marx è importante «che la Chiesa non ripeta, ma dia impulsi, slanci per il futuro della pastorale della famiglia, che è tanto necessaria e alla quale la Chiesa può dare un contributo enorme». «Abbiamo bisogno di tempo per dirlo al mondo», ha detto il cardinale, «e abbiamo bisogno di litigare per dirlo al meglio tra di noi», ha aggiunto. «Siamo tutti convinti che lo Spirito Santo interviene in ciò che facciamo e ci dice qualche cosa», ha affermato monsignor George Paul Pontier, presidente della Conferenza episcopale francese, presente anche lui alla conferenza stampa introdotta e moderata da padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede.
In Germania dibattito su divorziati risposati «già da decenni». Il tema dei divorziati, in Germania, è «molto attuale» e in materia «il dibattito è in atto già da decenni», ha detto il cardinale Reinhard Marx, che rispondendo alle domande dei giornalisti ha osservato che «non possiamo selezionare i nostri fedeli: in Germania sono molte le famiglie convolte, se ne parla molto, c’è un gruppo di lavoro apposito costituito prima che il Papa convocasse il Sinodo». «Ciò che infastidisce – ha rivelato il porporato – è che si parli solo di divorziati risposati senza inserire il tema in un contesto più ampio, che è quello di come affrontare le situazioni irregolari, che non rientrano nello schema del matrimonio sacramentale, ma che non sono prive di valore». Come «le persone che sono in cammino dopo un matrimonio fallito, o che vivono in una nuova unione». «Qualcosa deve essere deciso» sui divorziati risposati, ha detto il cardinale: soprattutto, «bisogna trovare un linguaggio diverso, chiarire che non si tratta di bianco o nero, tutto o niente». «Come c’insegna il Papa nell’Evanvgelii gaudium – ha osservato il porporato – dobbiamo capire e vedere la persona nella sua situazione, e vedere quanto di buono e di vivo nella sua situazione. È un dibattito, e spero che il dibattito sia aperto. Le persone che vogliono essere leali nei confronti della Chiesa devono trovare ascolto, come è avvenuto nel Sinodo».
«Su persone omosessuali «differenziare». «Bisogna guardare il singolo caso. Nel Catechismo della Chiesa cattolica, le persone omosessuali non vengono condannate per il loro orientamento: il rapporto sessuale non può essere accettato», ha ricordato il card. Reinhard Marx, rispondendo ad una domanda sulla posizione della Chiesa nei confronti delle unioni gay emersa durante il Sinodo. «Non tutto va valutato negativamente», ha proseguito: «Bisogna differenziare, ci sono sfumature». Ci sono, ad esempio, omosessuali che «per trenta, trentacinque anni restano fedeli l’uno all’altro, convivono per tanti anni, l’uno cura l’altro nell’ultima fase della sua vita… Posso dire che la loro testimonianza non ha valore?». Il caso del gay, invece, che «cambia un partner al giorno» ha bisogno di una «valutazione diversa» rispetto a quello che «si sforza di essere casto e di vivere con fedeltà in una unione». «Non posso dire: è tutto nero, è tutto bianco», ha ripetuto il cardinale, secondo il quale «spetta alla pastorale un’opera di accompagnamento». In queste unioni, il problema da porsi è «come farle progredire: forse posso percorrere con queste persone un cammino e raggiungere una certa maturità. È possibile in ogni rapporto: anche in un rapporto basato su un errore è possibile instaurare qualcosa di positivo. Non possiamo dire a una persona: non può vivere il Vangelo perché è omosessuale».
No a «cristiani di prima, seconda e terza classe». «È la situazione del singolo che deve essere presa sul serio». Così il card. Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha spiegato la «legge della gradualità», oggetto di dibattito al Sinodo. «Non è tutto o niente», ha spiegato il porporato: «Dobbiamo capire i rapporti tra le persone, che sono così variegati, e capire cosa hanno di buono, come è vissuto il Vangelo». Tra le priorità, il porporato ha indicato la necessità di chiedersi «come possiamo parlare alle unioni civili, che certo non possono essere accettate come un matrimonio ma che magari sono nelle fasi preliminari». «Gradualità», in questo caso, è «condurle piano piano al sacramento». «Tutto è gradualità», ha commentato Marx, ricordando che già Benedetto XVI aveva detto che «i divorziati fanno parte della Chiesa». Quello dei divorziati risposati per il card. Marx, «non è un gruppo speciale»: in Germania «c’è una tradizione, ci sono corsi, incontri per singoli che educano da soli i lori bambini, persone che sono state abbandonate e sono innocenti». «Bisogna stare accanto a loro», perché «nessuno è superfluo, nessuno è escluso», l’esclusione non fa parte della Chiesa», e «Papa Francesco lo ha detto chiaramente». «Non esistono cristiani di prima, seconda e terza classe», ha concluso il cardinale: «Certo ci sono delle difficoltà, non possiamo dimenticarle, ma ognuno può dare il proprio contributo».
«Si può cambiare il magistero della Chiesa?». «Ovviamente», ha risposto il card. Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, a un giornalista. «La Chiesa – ha spiegato – ha una storia di duemila anni, non si ripete sempre la stessa cosa. La dottrina non è una raccolta statica di frasi, ma uno sviluppo. La dottrina non cambia, ma viene compresa in modo approfondito». Di qui la centralità del rapporto tra dottrina e pastorale: «La dottrina è evidente, ma è in dialogo con la pastorale». Il magistero della Chiesa, dunque, «è evidente, non dipende dallo spirito del tempo, ma può essere sviluppato», ha ripetuto Marx citando Benedetto XVI, secondo il quale quella del Concilio Vaticano II è una «ermeneutica della riforma, non della discontinuità, e la riforma riguarda anche ciò che si dice sulla dottrina». In sintesi, «la verità cristiana non è un sistema, è una Persona». «Dire che la dottrina non cambierà mai è una visione un po’ ristretta delle cose», ha commentato il porporato: «Il nocciolo rimane, il Vangelo non si cambia. Ma abbiamo già scoperto tutto?», la sua domanda finale.
«Siamo nel bel mezzo del percorso». Così il card. Reinhard Marx, ha risposto alle domande dei giornalisti, che chiedevano notizie su come i padri sinodali terranno conto, nella stesura della «Relatio Synodi», delle centinaia di «modi» che sono stati presentati dai dieci Circoli Minori. Al Sinodo, ha rivelato Marx, c’è stato «un acuirsi del dibattito, ma non tutto può trovare riscontro nel documento finale. Non è possibile riprendere tutto, bisognerà votare a maggioranza». «Abbiamo bisogno di un denominatore comune che rispetti tutte le posizioni», ha detto il cardinale: «Comunque si va avanti, anche se è solo di un passo. Poi si avrà un mandato», quando il documento sarà consegnato al Papa. La «Relatio» che verrà votata domani, ha ricordato infatti il porporato, «non è un documento conclusivo ma è un documento che ci dovrà accompagnare per il futuro. Dobbiamo mostrare come il percorso sinodale va avanti», in questo anno che ci separa dal Sinodo ordinario. Interrogato dai giornalisti sul rapporto tra il Sinodo e il Concilio, al quale alcuni lo hanno paragonato, il card. Marx ha risposto: «Il Sinodo un evento storico? Aspettiamo un attimo… Quando ci incontreremo tra dieci anni forse potremo dire qualcosa».
«Attacchi» alla famiglia anche da Unione europea. Anche il tema degli «attacchi alla famiglia» da parte degli organismi internazionali ha trovato posto nel dibattito sinodale. A confermarlo è stato il card. Reinhard Marx, rispondendo alle domande dei giornalisti durante il briefing odierno. «Ci sono pressioni, ad esempio, per quanto riguarda gli aiuti per l’aborto. Per questo bisogna essere prudenti e guardare queste situazioni da vicino». «Non possiamo prendere decisioni controproducenti», ha detto il presidente dei vescovi tedeschi, secondo il quale «gli Stati devono poter decidere in modo sovrano sulla famiglia», la cui legislazione relativa è compito «dei singoli Paesi». «L’Unione europea non deve ingerirsi nella nostra politica sulla famiglia, sulla protezione e la difesa della vita», ha ammonito il cardinale: «Sarebbe devastante, dobbiamo lottare tutti insieme». Anche monsignor George Paul Pontier, presidente della Conferenza episcopale francese, ha fatto notare che «soprattutto i Paesi africani hanno molto bisogno» di essere difesi da questi attacchi, «per modificare le usanze nei loro Paesi». Al Sinodo, su questi temi, sono presenti anche alleanze trasversali.