Sì alla cooperazione internazionale ma nel rispetto della dignità della persona. È quanto ha affermato oggi il card. John Njue, arcivescovo di Nairobi (Kenya), presidente della Commissione per l’informazione del Sinodo dei vescovi sull’Africa, durante la conferenza stampa sui lavori dell’assise sinodale. Rispondendo alla domanda di un giornalista sul tema dell’imperialismo culturale occidentale, il card. Njue ha affermato che in Africa persiste una situazione difficile dal punto di vista dei conflitti e delle calamità. C’è la necessità della cooperazione ma bisogna che l’indipendenza delle popolazioni africane venga rispettata. Ciò che viene da fuori ha continuato deve essere nel rispetto della cultura e della dignità della persona umana, portando ad esempio il settore commerciale, dove, ha detto chi soffre alla fine è il produttore. Anche relativamente alla questione delle ideologie che vengono importate nel continente africano dagli occidentali, secondo il card. Njue, bisognerebbe sempre chiedersi: qual è la cultura delle popolazioni locali?. Sulla stessa scia si è espresso anche il card. Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban (Sud Africa), presidente delegato del Sinodo, il quale ha affermato: L’Africa ha enormi potenzialità, lo sviluppo deve essere aiutato ma vogliamo un partenariato su un piano di parità.Il problema della conflittualità, delle guerre intestine e della riconciliazione da riconquistare è stato affrontato, durante la conferenza stampa, anche in relazione alla difficile situazione etnica e tribale presente nel continente africano. Rispondendo alla domanda di un giornalista che chiedeva spiegazioni in merito alla proliferazione di sette o gruppi che agiscono anche per ridurre il numero dei cattolici, il card. Sarr ha messo l’accento sulla preoccupante situazione della proliferazione di sette dall’interno e dall’esterno del continente. Il loro successo ha continuato è dovuto all’utilizzo di un linguaggio diverso. Questi gruppi parlano di guarigioni miracolose per esempio, facendo presa sulle aspettative delle popolazioni africane. Il nostro compito, come Chiesa e come cattolici, è rispondere con giustizia e verità, aiutando le comunità nei loro bisogni più immediati. Il nostro compito è trovare un linguaggio che risponda alla verità e che permetta di migliorare le condizioni di vita. A questo proposito vogliamo che la Chiesa faccia di più anche nel campo della formazione tecnica e professionale.Sir