Vita Chiesa

Sinodo 2018: card. da Rocha, «è esercizio di discernimento ecclesiale». I giovani vogliono una Chiesa più autentica

«Attraverso la condivisione e il confronto in questo mese siamo al servizio di tutta la Chiesa», ha ricordato da Rocha: «Il frutto del nostro lavoro sarà presentato al Papa per il suo discernimento, le sue valutazioni e le sue decisioni pastorali. Poi tutta la Chiesa, in docile ascolto della voce dello Spirito, identificherà i passi attraverso cui dare attuazione concreta alle indicazioni del Santo Padre, tenendo conto delle specificità di ciascun territorio». Proprio perché non esiste una «ricetta pronta» o una «soluzione preconfezionata» alle tante questioni che l’ascolto sinodale ha sollevato è opportuno che tutti ci mettiamo in «stato di discernimento», l’invito del relatore, secondo il quale «entrare con umiltà in questo modo di procedere è la prima risposta pastorale di una Chiesa che desidera essere credibile per le giovani generazioni».

Un momento di autentico discernimento. «Non possiamo pensare che la nostra offerta di accompagnamento al discernimento vocazionale risulti credibile per i giovani a cui è diretta se non mostreremo di saper praticare il discernimento nella vita ordinaria della Chiesa, facendone uno stile comunitario prima che uno strumento operativo», il monito: «Abbiamo bisogno di una Chiesa che si metta in discernimento e mi auguro che il Sinodo sia davvero vissuto da tutti voi come un momento di autentico discernimento nello Spirito: le premesse ci sono tutte perché le cose possano davvero andare così!». «Sappiamo che il tema del discernimento è un tratto caratteristico dell’attuale pontificato», ha fatto notare da Rocha: «Ciò significa stare e mantenersi in autentico ascolto, come una sentinella che non si lascia sfuggire nessun segnale dei cambiamenti in atto; saper valutare alla luce della fede ciò che avviene nel nostro cuore, nella vita del mondo e della Chiesa; sostare nelle ferite della storia con misericordia e bontà, mantenendo sempre le porte spalancate al Dio della tenerezza che agisce continuamente tra noi e si fa vivo attraverso la presenza e la parola dei piccoli e dei poveri». Per entrare nel ritmo del discernimento è necessario, quindi, «farsi attenti alle persone concrete, riconoscendo che in ogni persona vi è la presenza di Dio che va scoperta, accolta, accompagnata e resa feconda. Per questo ognuno ha diritto di parola e ciascuno va ascoltato con attenzione, perché Dio ci parla attraverso chi vuole, dove vuole e quando vuole».

«Riconoscere», «interpretare», scegliere» – ha ricordato il relatore – sono i tre verbi che scandiscono le tre tappe del cammino sinodale, una per settimana, dedicata alle tre parti dell’Instrumentum laboris, in cui si alterneranno il lavoro nelle Congregazioni generali e quello nei Circoli Minori. Un cammino, questo, in sintonia con la «Chiesa in uscita» auspicata da Papa Francesco, «che ci libera dalla preoccupazione di occupare il centro della scena» e richiede «un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma» e anche «un onesto ascolto dei giovani che partecipano a pieno titolo del sensus fidei fidelium».

«Aiutarci a comprendere la condizione dei giovani che vivono nel loro territorio, nel loro contesto, nel loro paese». È la richiesta del card. Sergio da Rocha. «La comunione nella Chiesa non si fa per omologazione, ma attraverso la condivisione delle nostre differenze in vista di una comunione capace di ascolto, rispetto e integrazione», ha proseguito il relatore a proposito delle quattro parole-chiave principali dell’Instrumentum laboris, testo-base per l’assise dei vescovi in corso fino al 28 ottobre: «Discernimento, giovani, fede e vocazione». Il «discernimento vocazionale», per da Rocha, è il focus del Sinodo, e richiede la consapevolezza che «una delle grandi fragilità della nostra pastorale oggi risiede nel pensare la vocazione secondo una visione riduttiva e ristretta, che riguarderebbe solo le vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata». Di qui la necessità di mettere le basi per una «pastorale giovanile vocazionale» di ampio respiro capace di essere significativa per tutti i giovani, difficile da incarnare «in un mondo in cui domina l’ideologia del self-made man». «Il Sinodo si rivolge a tutti i giovani, nessuno escluso», ha ricordato il relatore, «perché senza vocazione non c’è umanità degna di questo nome, e quindi una visione vocazionale ‘ristretta’ o ‘reclutativa’ riservata al ministero ordinato o alla vita consacrata destina la maggioranza dei giovani alla mancanza di senso e alla ricerca di un’unità impossibile nella loro vita».

L’arte dell’accompagnamento «è la competenza più richiesta dai giovani ed insieme una delle difficoltà più grandi emerse dalla preparazione al Sinodo», ha detto ancora il relatore generale del Sinodo, nella sua relazione introduttiva alla prima Congregazione generale. «Abbiamo pochi adulti adatti dal punto di vista spirituale, pedagogico e vocazionale ad accompagnare i giovani nel loro discernimento vocazionale», il grido d’allarme: «E i giovani stessi, a questo proposito, si sono mostrati assai esigenti». «Chiarificare la natura dell’accompagnamento e predisporre una formazione adeguata a tutti i livelli ecclesiali è una delle grandi sfide di questo Sinodo», la tesi di da Rocha, secondo il quale, «insieme all’accompagnamento, emerge l’importanza della formazione, che va declinata in varie forme e specificata per i vari ambienti: formazione culturale e biblica, teologica ed ecclesiologica, spirituale e pedagogica; preparazione adeguata degli educatori che vivono nei vari ambienti di vita dei giovani; formazione specifica per i formatori nei seminari e delle case di formazione». Altro tema su cui i padri sinodali sono chiamati a confrontarsi, per il relatore, è quello dell’annuncio del Vangelo, «perché molte volte le nostre comprensioni e le nostre pratiche appaiono tanto diverse». Un’altra parola da chiarire, per da Rocha, è comunità: «I giovani chiedono una Chiesa autentica, più relazionale, impegnata per la giustizia. È evidente che un Sinodo sui giovani non parlerà solo dei giovani: sarà opportuno confrontarsi circa il volto della comunità e della Chiesa che stiamo offrendo ai giovani».