Vescovi Toscani
Simoni: ridare respiro e speranza alla politica (10-4-2001)
Pur sapendo di correre il rischio di una «predica inutile» e quello di espormi a critiche e incomprensioni, sento il dovere di dire una parola in vista delle prossime elezioni. Lo faccio col solo intento di aiutare i cristiani – e tutti quelli che vogliono ascoltarmi – a orientarsi con una coscienza vera, libera, retta e serena di fronte alla responsabilità del voto e a capire il senso della partecipazione alla vita politica.
Parlo da uomo di Chiesa
«Siamo tutti responsabili di tutti»
a) Non saprei dire se nell’attuale scenario politico siano più reali i connotati del dramma o quelli della commedia. Io credo che non bisogna troppo drammatizzare, né bisogna dare – soprattutto sugli «altri» – giudizi sommari. In ogni modo, a me interessa ribadire che se la politica «di fatto», così come si svolge o appare sotto i nostri occhi e nel polverone delle tante informazioni e propagande, ci sembra scadente e deludente, la politica «in sé» tuttavia, ossia l’attività finalizzata a guidare la società verso il bene comune attraverso i legittimi poteri, resta una cosa seria, una funzione alta e necessaria, alla quale – ecco il progresso morale rappresentato dalla democrazia – siamo tutti e ciascuno chiamati a partecipare. Per mezzo dell’azione legislativa, governativa e amministrativa, la politica può compiere – come la storia dimostra – molto bene o molto male sulla terra.
Sul diritto-dovere del voto
Insisto sul diritto-dovere del voto e sulla necessità di esercitarlo con responsabilità, coscienza e conoscenza.
Un richiamo ai principi e ai valori (fedeltà e senso del «possibile»)
a) Voglio dire, ad esempio, che siamo sempre contro le ideologie totalitarie, contro il totalitarismo comunista e quello nazista, contro le dittature di stampo fascista, contro i loro possibili ritorni. Guardiamoci dall’agitare, strumentalizzare e vedere fantasmi; ma vigiliamo.
e) Siamo sempre contro la cultura e la legalizzazione dell’aborto e dell’eutanasia e ci opponiamo alla manipolazione degli embrioni umani e alla clonazione degli esseri umani. Bisogna mettere «paletti» etici e giuridici nel campo in sé meraviglioso delle applicazioni scientifiche.
f) Ci opponiamo a che la famiglia fondata sul matrimonio, e a cui è affidata per diritto naturale la trasmissione e l’educazione fondamentale della vita, sia equiparata – apertamente o farisaicamente – alle convivenze o coppie di fatto, etero-sessuali e tanto peggio omosessuali. Si devono riconoscere i diritti di ogni persona, sola o convivente, ma non si può considerare matrimonio e famiglia ciò che matrimonio e famiglia non è. Chiediamo, anzi, una revisione critica della cultura, delle leggi e della prassi così fortemente divorziste. E chiediamo che la legislazione aiuti, incoraggi e non mortifichi la famiglia e i suoi compiti, il suo diritto al lavoro, alla casa, a un fisco equo, a un ambiente fisicamente e moralmente sano e bello, a un sistema scolastico regolato dalla legge ma effettivamente pluralista.
g) Consideriamo serio, e comunque da affrontare senza drammi, l’attuale fenomeno e problema dell’immigrazione. Attenzione, in proposito, al razzismo aperto o mascherato, ai preconcetti ma anche all’ingenuità nel valutare i rapporti tra etnie e culture diverse, così come ai seminatori di sfiducia che impediscono di vederne le vere cause (dolorose) e i lati positivi, etici, e civili.
h) Siamo sempre contro lo scandaloso sfruttamento e l’indifferenza nei confronti dei popoli più indigenti e sottosviluppati e oppressi. E siamo ugualmente avversi a un sistema di rapporti internazionali che affida alla forza separata dal diritto e dal dialogo, e tanto peggio all’odio e alla violenza della guerra, la soluzione dei problemi e dei conflitti. Per la solidarietà fra le nazioni, per una globalizzazione dei mercati e delle informazioni che non renda i poveri più poveri, e per la pace sicura c’è bisogno di un ordinamento democratico internazionale, che sia più forte della forza delle grandi potenze e dei ricatti di chicchessia. In questo orizzonte mondiale e spirituale appoggiamo, da sempre, l’unità europea.
i) Questi (ma altro si potrebbe dire) sono «punti di riferimento» per le coscienze cristiane chiamate al voto e gli eletti che intendono essere davvero fedeli all’ispirazione cristiana. Solo sulla base di questa integrale fedeltà si possono e debbono ricercare le soluzioni migliori, quelle che in uno «Stato di diritto» e di libertà, e nella complessità dei rapporti e dei condizionamenti sociali, politici e culturali – puntano non al «male minore» ma al «bene maggiore» possibile nel momento, possibile in questo mondo (importanti, al riguardo, il discorso e l’omelia di Giovanni Paolo II durante il Giubileo dei governanti e dei parlamentari il 4 e 5 novembre 2000).
Che dire in conclusione?
c) È bene che nelle celebrazioni e nelle preghiere di questo periodo (ma non solo di questo) si facciano brevi suppliche per l’Italia, per il mondo e per coloro che sono incaricati di guidare la vita pubblica. Non si dimentichi che – come insegna San Paolo (cfr. 1 Tim. 2, 1 ss.) e come ci ricorda la grande intercessione del Venerdì Santo – il primo servizio cristiano alla «città» e al bene comune è proprio la preghiera.
(10 aprile 2001)