Lucca

Simone Rugani, pianista e matematico

«Ma non so se resterò in Italia, anche se al momento sto insegnando al Conservatorio di Padova».

Simone è uno dei giovani musicisti italiani già attivo anche all’estero. Sei pure laureato in matematica. Musica e matematica sembrano apparentemente due discipline che non hanno niente in comune, invece… «Sono collegate soprattutto nella composizione. Ci sono molti compositori che hanno studiato matematica: György Ligeti, Oliver Messiaen, Iannis Xenakis. Ad esempio esiste uno studio di Ligeti che si chiama L’Escalier du Diable, la scala del diavolo ma non c’è niente di satanico dietro, è semplicemente il nome di una famosa funzione (quella di Cantor) e la struttura dello studio è basata sulla struttura del grafico di quella funzione. Xenakis ha invece scritto dei brani strutturati come alcuni gruppi algebrici. Grazie alla matematica ho fatto miei alcuni concetti e astrazioni che spesso mi ispirano nel mio lavoro; conoscere come sono fatte le funzioni mi aiuta a calibrare più accuratamente dinamiche, colori, ritardandi e accellerandi». In quali paesi ti sei esibito finora? «In Svezia, Lituania, Germania, Austria, Inghilterra, Polonia, due volte a New York e in quasi tutte le regioni italiane». Hai formato un duo insieme al violinista Daniele Sabatini e un altro con il clarinettista Kevin Spagnolo… «Si, sono un animale abbastanza sociale e ho bisogno di condividere la musica con altri musicisti. C’è una sintonia umana profonda tra di noi, entrambi, oltre ad essere dei bravissimi strumentisti, sono due amici». Cosa ne pensi delle occasioni che Lucca offre ai giovani musicisti? «Per essere una città piccola ha molte stagioni concertistiche, anche importanti, tante istituzioni, è piena di musicisti di alto livello che suonano in giro per l’Italia, penso ai fratelli Elia e Betsabea Faccini, Stefano Teani, Maria Novella Malfatti e Jonathan Brandani; tutte persone giovani, cresciute a Lucca e professionalmente eccellenti. Detto questo si dovrebbe fornire le occasioni in modo intelligente, non mettere più concerti la stessa sera e puntare maggiormente ai giovani; spesso in platea sono tutti over 60. Bisogna far capire ai ragazzi che noi musicisti classici non siamo creature impomatate in giacca e cravatta». E i lucchesi che pubblico sono? «Ai concerti molte volte c’è poca gente. Sono un pubblico più vicino alla lirica e a Puccini che alla classica». Progetti? «Con Daniele sto preparando un grande concorso di musica da camera e a breve finiremo di registrare un CD di musica contemporanea insieme a Michelangelo Lazzareschi, un flautista, anche lui lucchese. Pure con Kevin vorrei registrare un CD e qualcosa già bolle in pentola»