Toscana

Siena, Valentini vince ma non trionfa

Dopo aver vinto le primarie interne alla coalizione e aver condotto in testa la prima tornata elettorale, il sindaco uscente di Monteriggioni ha finalmente tagliato il traguardo da vincitore. Ma non da trionfatore. Già, perché quella che alla vigilia poteva sembrare una lotta impari tra Valentini e Neri si è trasformata in un serrato testa a testa. E per un attimo, l’ipotesi di uno storico sorpasso stava quasi per materializzarsi. Nonostante gli oltre sedici punti percentuali di vantaggio accumulati al primo scrutinio infatti, Valentini ha visto assottigliarsi di ora in ora il suo tesoretto. Alla fine i numeri ufficiali delle urne diranno che a fare la differenza sono stati appena 930 voti. Un’inezia, in confronto all’importanza della posta in palio. Il Pd stavolta ha rischiato grosso. Valentini lo sa e si toglie un sassolino da una tonnellata («Lo dico senza presunzione: se non ci fossi stato io, il centrosinistra avrebbe perso questa città. Perché, al di là dei meriti personali, io garantisco e garantirò un rinnovamento deciso»); Neri invece assapora l’amaro retrogusto della rimonta incompiuta («Se ho recuperato così tanti voti, vuol dire che la gente voleva cambiare») e a chi gli chiede il motivo del mancato sorpasso, risponde con una battuta: «c’erano ventimila pazienti alle Scotte (l’ospedale di Siena, ndr) che volevano che tornassi a fare il chirurgo e non mi hanno votato».

Dichiarazioni a parte – comprese quella degli alleati della Lega che rendono merito a Neri – l’esito del ballottaggio non ammette repliche: Siena – dopo un anno di commissariamento – ha un nuovo sindaco, Bruno Valentini. Che non verrà dalla fine del mondo, ma pur sempre da Monteriggioni. Che da queste parti è un po’ come l’Argentina di Bergoglio: una terra affascinante, ma anche molto lontana. Specie nel cuore dei senesi. Come non bastasse, a complicare ulteriormente la situazione, c’è anche un piccolo «scheletro nell’armadio» nel passato di Valentini. E a renderlo noto è lui stesso sul suo sito ufficiale. «Sono nato a Colle Val d’Elsa il 29 maggio 1955» ammette per poi precisare immediatamente «anche se la mia famiglia viveva già a Siena». Un po’ come dire: «sono uno di voi, nonostante tutto».

A proposito di campanilismi: come non citare le affinità elettive (ed elettorali) tra Valentini e il «collega» fiorentino Renzi? Stesso slogan, seppur in forma rivisitata («Cambiamo Siena. Adesso!»); stesso look da prima Leopolda (niente cravatta nelle apparizioni ufficiali) e stessa logica anti-accordicchio (renziologismo dell’era rottamatrice) verso i competitors tagliati fuori dal ballottaggio. Renzi, per Valentini, non è stato solo un punto di riferimento, ma anche un prezioso sostegno come dimostra la visita ufficiale a Siena dello scorso 23 maggio. Allora fu un mezzo trionfo, con Valentini – seppur costretto al ballottaggio – a un passo dalla vittoria. Poi, come sappiamo, nel giro di appena due settimane tutto è tornato in discussione. Col risultato che oggi – dopo il responso del 9 e 10 giugno – Siena appare ancora più frammentata. Chiusura inevitabile sull’affluenza alle urne. In calo, in forte calo, rispetto al primo turno. I dati ufficiali parlano chiaro: dal primo scrutinio al ballottaggio, la percentuale dei votanti è scesa di circa tredici punti, precipitando alla (bassa) quota di un esiguo 55%. Tradotto in altri termini: quasi un avente diritto al voto su due non si è recato alle urne.

E il fatto che il calo si sia presentato in un momento così importante per il futuro della città, invita quantomeno ad una riflessione condivisa tra tutti gli attori del nuovo Consiglio Comunale. Che tra un caso-Mps e un caso-Università, dovranno trovare il modo anche di ricreare passione e credibilità attorno alla politica dopo le ultime travagliate vicende. Forse, a ben guardare, la vera partita – che coinvolge Siena e il suo futuro – inizierà proprio da qua, come ammette lo stesso neo-sindaco: «Il Comune deve tornare una cosa di tutti. E l’impegno che prendo, anche nei confronti di chi non mi ha votato è questo: riportare la buona politica a Siena».

Marco Pieraccioli