Arte & Mostre
Siena, riapre il Museo diocesano
Affacciato su piazza San Francesco, accanto all’omonima basilica, si trova un edificio in mattoni con facciata a capanna, un tempo Oratorio della Compagnia di San Bernardino e oggi sede del Museo Diocesano d’Arte sacra. Nel 1999 la Chiesa senese scelse questo prezioso spazio per collocarvi una raccolta di straordinari capolavori della Fede che per diversi motivi non potevano più essere custoditi nei luoghi di culto. Negli ultimi mesi la struttura è stata chiusa per lavori di ristrutturazione e adeguamento, ma lo scorso 1 luglio, il museo ha riaperto. «Finalmente – ha commentato Gianfranco Indrizzi, rettore dell’Opera della Metropolitana di Siena – dopo due anni siamo riusciti a riaprire questo stupendo complesso museale».
«Sotto la sovrintendenza dell’architetto Borgogni, che ha seguito la direzione dei lavori e la progettazione – ha proseguito Indrizzi – sono stati eseguiti dei lavori di ristrutturazione e adeguamento degli impianti e di nuova dislocazione delle opere d’arte. Il nostro interesse è che la città ritorni a fruire questi spazi dove San Bernardino predicava, all’interno dei quali si respira ancora oggi una spiritualità di cui tutti abbiamo bisogno». L’Oratorio era nato per ospitare l’antica Confraternita di Santa Maria e San Francesco, una delle numerosissime associazioni di fedeli laici che si preoccupavano di accrescere la devozione dei propri membri. L’impatto di San Bernardino, che sovente predicava nella piazza antistante, fu tale da far sì che la sua figura diventasse il nuovo punto di riferimento della Confraternita e l’edificio gli fosse intitolato nel XV secolo. La natura di questo luogo, da sempre dedicato alla cura spirituale, lo rende particolarmente idoneo all’esposizione di opere di arte sacra; un ambiente del genere favorisce infatti la continuità della loro funzione di parlare di Gesù Cristo attraverso il linguaggio della bellezza.
Prima di giungere al percorso espositivo vero e proprio, che si snoda tra il primo e il secondo piano, la visita ha inizio appena varcata la soglia d’ingresso, nell’Oratorio inferiore, il cui soffitto presenta lunette affrescate con le storie della vita di San Bernardino, opera di vari artisti senesi tra i quali Rutilio e Domenico Manetti, Ventura Salimbeni e Bernardino Mei. Un totem interattivo touch screen facilita la lettura e l’analisi delle diverse scene, corredandole di didascalie e informazioni sugli autori. La sala conserva anche un’opera particolarmente preziosa perché appartenuta a san Bernardino: una delle celebri tavolette con il nome di Gesù (Jesus Hominum Salvator, Gesù Salvatore degli uomini) che il santo era solito mostrare durante le sue prediche ai fedeli.
All’Oratorio inferiore corrisponde, al primo piano, quello superiore, un ambiente di eccezionale magnificenza dedicato a Santa Maria degli Angeli. Qui grandi pittori e abili artigiani del legno dettero vita ad un complesso omogeneo che si dispiega lungo le pareti, in cui eleganti lesene a candelabra e un fregio in legno e cartapesta incorniciano ampie scene raffiguranti episodi della vita della Vergine. Gli affreschi, realizzati nel primo quarto del Cinquecento da Beccafumi, Sodoma e Girolamo del Pacchia, prendono le mosse dalla nascita di Maria per terminare con la sua Assunzione e Incoronazione in Cielo, passando per l’evento decisivo della sua esistenza: l’Annuncio della nascita di Gesù, con l’Angelo annunciante e la Madonna annunciata posti ad inquadrare l’altare sottostante, ove, nella celebrazione della Santa Messa, viene attualizzato il miracolo dell’Incarnazione del Verbo. Anche in questo caso un totem fa da supporto alla visita, fornendo spiegazioni e approfondimenti.
È nelle sale adiacenti a questo ambiente che trova posto la vera e propria raccolta di dipinti e sculture del Museo, il cui primo nucleo prese corpo nel 1980 nei locali del seminario arcivescovile di Montarioso per volontà dell’allora arcivescovo Mario Castellano. Attraverso questa collezione, che comprende capolavori celeberrimi, è possibile ripercorrere lo sviluppo dell’arte e della Fede senese dal Medioevo fino all’Ottocento.
«Il museo diocesano – ha precisato don Andrea Bechi – è una raccolta di parte delle ricchezze che fede della gente ha prodotto nei secoli nell’ammirare la bellezza del creato e delle realtà spirituali che gli artisti hanno riprodotto per la venerazione e la preghiera del popolo. Qui c’è un’antologia in piccolo dello splendore dell’arte senese. Nel museo si può ammirare e gustare un patrimonio che racconta la cultura e la storia di Siena e del popolo italiano nel corso dei secoli». Poi, ancora ha aggiunto: «Il museo diocesano per la diocesi è un veicolo di evangelizzazione. Attraverso l’arte comunichiamo la bellezza dell’incontro con Cristo. Come noi nella nostra esperienza di vita e familiare scattiamo delle foto, così ciò che è dipinto vuole fermare l’immagine e aiutare la memoria ad arrivare alle realtà della fede, all’incontro con Cristo, la Madonna e i santi che sono la speranza degli uomini di ieri e di oggi».
Proprio nelle sale del museo si trovano i dipinti più antichi, per la maggior parte raffiguranti Madonne col Bambino, a testimoniare la profonda devozione della città nei confronti della Vergine, le cui ragioni sono da ricercare nel ruolo stesso di Maria nella storia della salvezza: la comunità civile, che si identificava pienamente con la Chiesa, vedeva in Lei l’immagine di se stessa, il segno di un’umanità amata da Dio e da Lui salvata. Apre la serie dei dipinti la Madonna col Bambino del più importante esponente della pittura di primo Duecento a Siena, cui si dà il nome convenzionale di Maestro di Tressa, dal toponimo della chiesa da cui proviene la tavola. L’opera si rifà all’altra celebre Madonna dello stesso artista, detta «dagli occhi grossi» (Siena, Museo dell’Opera del Duomo), che ornava l’altare maggiore della Cattedrale prima che Duccio di Buoninsegna realizzasse la sua Maestà.
Altra rarità qui esposta è la più antica vetrata di scuola senese che si conosca, proveniente dall’Oratorio della Grotta presso Siena, raffigurante anch’essa la Madonna col Bambino, che documenta lo sviluppo di una produzione senese già rinnovata sugli esempi di Cimabue. Ma l’opera più celebre della sala, capolavoro assoluto dell’arte italiana ed europea del Trecento, è la magnifica Madonna del Latte di Ambrogio Lorenzetti, proveniente dall’eremo agostiniano di Lecceto. Mai l’immagine della Vergine che allatta il Figlio era stata più umana e naturale: nel gesto di Maria di stringere al seno il Bambino si riesce a cogliere tutta la pesantezza corporea di quest’ultimo, che sgambetta irrequieto in braccio alla Madre, rivolgendo allo spettatore il suo sguardo penetrante. La raffigurazione ha un potente significato simbolico in quanto è immagine stessa della Chiesa che nutre i fedeli con la Grazia divina, in modo che essi possano diventare a loro volta «altri Cristi».
Passando nella sala successiva troviamo opere di primo piano del Quattrocento senese, dalla bellissima e monumentale Croce dipinta di Giovanni di Paolo all’Annunciazione di Matteo di Giovanni (replica di quella eseguita da Simone Martini per il Duomo di Siena), dalla Madonna col Bambino di Jacopo della Quercia alle due versioni, pittorica e plastica, della Pietà di Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, che qui si ha l’opportunità di ammirare accostate l’una all’altra.
Nella stanzetta di passaggio tra il primo e il secondo piano è collocato il magnifico Cristo portacroce, opera cinquecentesca di Domenico Beccafumi, arricchita da una bellissima cornice intagliata attribuita a Giovanni Barili. L’ultima sala ospita opere del Casolani, di Rutilio Manetti e del Sodoma, al quale si devono le splendide testate di bara per i confratelli della Compagnia della SS. Trinità. Termina idealmente il percorso l’immagine rasserenante di Sant’Anna che insegna la lettura alla Vergine fanciulla, opera di fine Ottocento del pittore purista Alessandro Franchi.
Il museo Diocesano ospita ogni anno cicli di attività didattiche che prendono spunto dalle opere in esso conservate. Fondamentale, infine, per il riallestimento l’impegno dell’Ufficio Beni Culturali della diocesi che ha seguito nei mesi tutto l’iter svolto per la riapertura e per la risistemazione a dovere delle opere d’arte. Non solo. Ad aggiungersi, alle già innumerevoli opere sono arrivate due perle, riconsegnate dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali, con la quale da sempre la Diocesi dialoga per svolgere al meglio i lavori di restauro e manutenzione all’interno delle strutture diocesane di pregio. Le opere in questione sono un Taddeo di Bartolo, una tavola, un tondo oro del XIV secolo raffigurante San Giovanni Battista e una Madonna con Bambino, Santa Caterina e San Bernardino. L’autore in questo caso, però resta ignoto anche se è vicino ai modi di Beccafumi e del Sodoma. Con ogni probabilità l’opera, anch’essa una tavola, è risalente al XVI secolo.
La scheda
Indirizzo: Piazza San Francesco, 9 – Siena