Toscana

Siena, l’economo diocesano riconosciuto «estraneo» all’incendio in Curia

Tutto cominciò il 2 aprile 2006. Tre stanze della Curia Metropolitana di Siena sono colpite dal fuoco. Lo scopre, dopo la celebrazione della Messa a S. Lucia, don Giuseppe Acampa, che aprendo la porta vede uscire più fumo che fiamme. Chiama alcuni collaboratori e successivamente i Vigili del Fuoco. Dopo le indagini, è proprio l’economo diocesano ad essere imputato per aver appiccato l’incendio. Lo individuano più che altro malevole voci clericali, come sancisce la sentenza del giudice Gaggelli, dato che gli accertamenti della Guardia di Finanza sul suo patrimonio e le intercettazioni telefoniche, cui è sottoposto il suo cellulare insieme a quello di don Bechi e ai numeri della Curia, non evidenziano alcun motivo di reato. Scatta quindi da parte della Procura la richiesta di rinvio a giudizio, accompagnata dai più fantasiosi e malevoli articoli su carta stampata, tv e Internet. Una vera e propria campagna diffamatoria che investe l’Arcivescovo, don Acampa, e i loro collaboratori e amici. Su ogni aspetto della loro vita privata e attività ministeriale. La vicenda è prolungata dai lunghi tempi della giustizia italiana, che tuttavia progressivamente chiarisce la posizione dell’economo diocesano e rende ragione all’Arcivescovo Buoncristiani che nel frattempo gli rinnova l’incarico con l’assenso degli organi amministrativi diocesani. Nel 2009 la giudice Pagliai assolve con formula piena l’economo dall’accusa di truffa, ipotizzata dalla Procura quale movente dell’incendio – appiccato a parere dell’accusa per far sparire documenti. La sentenza passa in giudicato, dato che pure il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione e dunque non presenta appello.

Nel 2011 don Acampa viene prosciolto con formula piena anche nel secondo procedimento. Il giudice Gaggelli sentenzia che non ha commesso il fatto, né che sussiste alcuna calunnia ai danni del professor Nardi. Questa volta il sostituto procuratore Marini si rivolge alla Corte di appello di Firenze la quale tuttavia proprio venerdì 28 ottobre ha confermato la sentenza di Primo grado con l’assoluzione. Dunque sancita definitivamente e a chiare lettere l’estraneità dell’Economo dell’Arcidiocesi di Siena da tutte le accuse rivoltegli, con tre decisioni che hanno coinvolto due diversi giudici monocratici in primo grado e da un collegio giudicante in secondo grado. Tale esiti processuali premiano inoltre la scelta dell’Arcivescovo, che gli ha mantenuto inalterata la fiducia.