Vita Chiesa

Siena, il messaggio del card. Lojudice: “Pasqua in ‘tempo di Covid’: l’oscurità non prevarrà mai”

Anche quest’anno sta per giungere la più grande e significativa festa cristiana: un evento per tutti gli esseri umani. E lo è ancor più in un’epoca in cui il nostro pianeta sta soffrendo una pandemia «universale» come fino ad ora non si era mai vista nella storia, per la quale si sono vissute e si stanno vivendo gravi conseguenze ma in cui non si può non coltivare tante speranze nuove. La Pasqua sta lì a dirci che mai, alla fine, prevarranno veramente le oscurità dell’uomo e le sue negatività, e nemmeno le più gravi calamità: perché l’essere umano dispone di grandi risorse, può arrivare alle più grandi scoperte, è capace di cambiamenti, di redenzione. Oggi gli uomini sanno che sono responsabili del proprio destino, possono limitare le sofferenze altrui e dare giustizia a quanti non l’hanno, possono impegnarsi per un mondo pacificato, almeno nelle sue aspirazioni fondamentali: papa Francesco non perde occasioni per dircelo con e parole e dimostrarcelo con i fatti: la recente enciclica «Fratelli Tutti» è un punto di riferimento per tutto ciò.Le popolazioni che ancora si spostano da un continente all’altro, provocano paure, reazioni negative, a volte scatenano istinti razzisti. Ma questa realtà non riesce a nascondere il fatto che tante di queste persone sono accolte bene, con equità, a volte con amore, e si possono porre le basi per un mondo più ricco di giustizia e di umanità, fatto di mille colori e di mille sensibilità. Un traguardo faticoso da raggiungere, ma entusiasmante.Restiamo stupiti perché esistono ancora guerre motivate con la religione, e alcuni praticano la violenza in nome della religione. È uno stupore legittimo. Però non si deve tacere che le stesse religioni si incontrano oggi come mai era avvenuto, cominciano a dialogare, a dirsi verità che un tempo erano velate: che la religione non può mai essere violenza, che può arricchire gli uomini, migliorarli ed elevarli: il recente viaggio in Irak del papa ne è stato un grande esempio. Non voglio semplificare problemi o conflitti che restano tali ma non possiamo non guardare ad un futuro di speranza, in modo particolare in questa Pasqua, la seconda in «epoca covid», che nel mondo carico di contagi, tensioni, paure, problemi e rischi, di bellezze e di grandezze, ha un significato particolare, spirituale ma incarnato nella storia. La Pasqua dice a tutti, non soltanto ai cristiani, che quel sacrificio che è stato consumato e tramandato nella passione dei Vangeli rappresenta e riassume le sofferenze e il sacrificio di tanti uomini e donne, anche di quelli che abbiamo visto trasportare in modo anonimo dopo la morte a causa del virus.È l’affievolirsi della fede nella risurrezione di Gesù che rende debole la testimonianza dei credenti. Se infatti viene meno nella Chiesa la fede nella risurrezione, tutto si ferma, tutto si sfalda. Al contrario, l’adesione del cuore e della mente a Cristo morto e risuscitato cambia la vita e illumina l’intera esistenza delle persone e dei popoli. Non è forse la certezza che Cristo è risorto a imprimere coraggio, audacia profetica e perseveranza ai martiri di ogni epoca? Non è l’incontro con Gesù vivo a convertire e ad affascinare tanti uomini e donne, che fin dagli inizi del cristianesimo continuano a lasciare tutto per seguirlo e mettere la propria vita a servizio del Vangelo? «Se Cristo non è risuscitato, diceva l’apostolo Paolo, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede» (1 Cor 15, 14). Ma è risuscitato! (Benedetto XVI)Card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo Metropolita di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino