Vita Chiesa

SIBIU–EEA3:,CARD. KASPER SU DOCUMENTO DOTTRINA DELLA FEDE: NON ERA NELLE NOSTRE INTENZIONI FERIRE NESSUNO

«La sofferenza ed il dolore dei miei amici è anche il mio dolore. Non era nelle nostre intenzioni ferire o sminuire chicchessia”. E’ andato subito al cuore del problema il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. Prendendo questa mattina la parola alla Terza Assemblea ecumenica europea a Sibiu (Romania), di fronte ad una platea di circa 2.500 delegati di tutte le Chiese d’Europa, ha subito fatto riferimento al documento pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede sulla Chiesa che ha recentemente messo in evidenza “tutte le differenze che purtroppo sussistono”. “Io so – ha detto il card. Kasper – che molti, in particolar modo molti fratelli e sorelle evangelici, si sono sentiti feriti da ciò. Questo non lascia indifferente neanche me e rappresenta un peso anche per me”. “Volevamo – ha spiegato il rappresentante vaticano – rendere testimonianza della Verità, cosa che ci attendiamo anche da parte delle altre Chiese, e così come le altre Chiese di certo fanno”. Perchè – ha proseguito il cardinale – “un ecumenismo di coccole o di facciata, in cui si desidera solamente essere gentili gli uni con gli altri, non aiuta a compiere progressi;solamente il dialogo nella verità e nella chiarezza può sostenerci nell’andare avanti”.

Nel giorno in cui l’assemblea di Sibiu sta affrontando il Tema dell’unità della Chiesa, dopo aver presentato la sua analisi della situazione ecumenica, il cardinale è passato alla “terapia”. “Il metodo delle Convergenze usato fino ad ora – ha detto – si è dimostrato proficuo, e si è continuato ad applicarlo in molte questioni sinora controverse”. “Ma nel frattempo – ha aggiunto – questo metodo si è palesemente esaurito; in questo momento non andiamo più molto avanti su questo sentiero”. Secondo Kasper, ciò “non rappresenta alcun motivo per cedere alla rassegnazione. Possiamo testimoniare gli uni gli altri le nostre rispettive posizioni in modo onesto e coinvolgente. Possiamo farlo in maniera non polemica né limitante”. “Questo significa: possiamo imparare gli uni dagli altri. Invece di incontrarci al minimo comune denominatore, possiamo arricchirci vicendevolmente del patrimonio di cui ci è stato fatto dono”. Una grave responsabilità pesa sui cristiani d’Europa. “A causa delle nostre divisioni abbiamo oscurato la luce di Gesù Cristo per molte persone”. Di fronte a tale situazione “non possiamo affatto ritenerci contenti di noi stessi; non possiamo continuare ad andare avanti come se nulla fosse. All’ecumenismo non c’è alternativa responsabile. Ogni altra posizione contraddice la nostra responsabilità di fronte a Dio e di fronte al mondo”.

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