Toscana

«Siamo al tracollo», grido d’allarme delle scuole cattoliche

A novembre il ministro taglia e a dicembre «rimette in competenza». Tecnicamente la situazione si è evoluta, ma nella sostanza niente è cambiato, lamenta Leonardo Alessi, presidente regionale della Fism, la Federazione delle scuole materne cattoliche. «Il fatto che il Ministro dell’economia Giulio Tremonti sia tornato indietro rispetto al decreto del 29 novembre scorso, non significa – spiega Alessi – che stiano arrivando i contributi, anzi, significa in buona sostanza: “Te li darò quando posso”.

Ma la situazione è resa ancora più grave – aggiunge il presidente regionale della Fism – dal fatto che il governo non ha ancora liquidato buona parte dei contributi di spettanza 2001 per le scuole materne paritarie. Le scuole materne della Toscana vivono grazie a questi contributi e a quelli della Regione Toscana e dei Comuni e possono contenere le rette per la frequenza proprio grazie a questi contributi. I ritardi rendono impossibile poter continuare un servizio pubblico di cui in Toscana usufruiscono 17 mila famiglie». In una lettera allo stesso ministro Tremonti, il Consiglio nazionale della Fism si diceva addirittura «costretto a far propria la pressante richiesta della base di interrompere l’attività delle scuole, pur nella consapevolezza del grave disagio provocato alle famiglie e alla comunità».

Per quanto riguarda la Toscana, «molte nostre realtà – spiega ancora Alessi – sono a questo punto indebitate con le banche e molti dei duemila dipendenti della scuola materna non statale paritaria a gestione privata rischiano di non ricevere lo stipendio. Del 2002 non si è visto ancora niente, mentre sono stati ulteriormente tagliati i fondi per l’inserimento dei portatori di handicap nelle scuole non statali in generale e i contributi per le scuole elementari parificate, per non parlare dei progetti…».

Eppure, «la presenza della scuola dell’infanzia paritaria, che svolge un servizio pubblico rivolto al 45% dei bambini italiani, costa un decimo rispetto alla scuola gestita dello Stato e per questo – dicono alla Fism – rappresenta un enorme strumento di contenimento della spesa pubblica. Senza il servizio delle nostre scuole, lo Stato si sarebbe dovuto caricare, negli ultimi dieci anni, solo per la gestione, di almeno 50 mila miliardi di vecchie lire». Per far capire la differenza, la Federazione delle scuole materne afferma che «lo Stato, ogni anno, per il restante 55% dei bambini che non frequentano le paritarie, spende, solo per il personale docente, circa tre miliardi e mezzo di euro», mentre «il contributo della legge 62/2000 (cosiddetta di parità) prevede per l’anno 2002 circa 350 milioni di euro per le scuole dell’infanzia paritarie». Se la preoccupazione del Governo è quella di contenere la spesa pubblica, «perché – domanda la Fism – penalizzare ulteriormente le scuole paritarie?».

Intanto, i vescovi toscani hanno accolto la proposta di organizzare una giornata sul tema della scuola cattolica, fissata per il 5 aprile prossimo. Lo scopo è quello «di migliorare la conoscenza reciproca tra i vari soggetti e riflettere sulle relazioni tra le singole scuole e la Chiesa locale. I vescovi – come si legge nel loro comunicato – hanno anche raccolto l’allarme per le difficoltà economiche in cui si trovano gli istituti paritari per la mancata erogazione di parte dei contributi previsti dalla legge. In questo senso ribadiscono l’incondizionato sostegno ai legittimi diritti dei genitori che scelgono la scuola cattolica per i loro figli».