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Si riducono le «distanze» fra cattolici e ortodossi.

Nel dialogo cattolico-ortodosso, dopo anni di rapporti rigidi e complicati, sembra essere tornato un periodo di disgelo, sia a livello di rapporti ecclesiali con reciproche visite, sia a livello di dialogo teologico. A Ravenna, nell’ottobre 2007, sono ripresi i lavori della Commissione teologica mista internazionale della Chiesa cattolica romana e della Chiesa ortodossa nel suo insieme che ha approvato il documento intitolato: «Le conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa. Comunione ecclesiale, conciliarità e autorità» (chiamato “Documento di Ravenna”).Superati secoli di ostilità, con il pontificato di Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II cominciarono i rapporti ecumenici tra la Chiesa cattolica e le Chiese orientali, con le Chiese ortodosse che riconoscono i primi sette Concili, ma anche con quelle Chiese che, dopo il Concilio di Calcedonia (451), avevano rotto la comunione sia con Roma sia con Bisanzio, chiamate Chiese ortodosse orientali.Nel 1979, durante una visita a Costantinopoli, Giovanni Paolo II e il patriarca Demetrio I annunciarono la creazione di una Commissione mista per il dialogo teologico che ha approfondito tanti temi iniziando con quello della comunione ecclesiale (koinonia), nella comunità locale e tra i vescovi (Monaco 1982). Successivamente la Commissione ha sottolineato la relazione tra fede, sacramenti e unità della chiesa (Bari 1987). I lavori sono proseguiti con lo studio del sacramento dell’Ordine nella struttura sacramentale della Chiesa; con una sottolineatura speciale sul ruolo della successione apostolica quale garante della koinonia di tutta la Chiesa (Valamo 1988). Durante gli anni Novanta la Commissione ha preso in esame uno degli argomenti più controversi: la realtà dell’«uniatismo» (Balamand, 1993; Baltimora, 2000).In questi ultimi anni è ricominciato l’esame del tema sollevato dal documento di Valamo e la riflessione sulla comunione ecclesiale, la conciliarità e l’autorità ha portato al documento di Ravenna. Di fatto è stato trattato il problema del primato romano che divide da secoli le Chiese d’Oriente e d’Occidente. All’inizio della sessione la delegazione russa si è ritirata ma per questioni interne al mondo ortodosso. Ma perché è così importante il documento di Ravenna? I commentatori sono concordi nel ritenere che esso costituisca una base solida per il futuro dialogo. Ciascun membro della Chiesa vi trova il suo spazio e la sua propria responsabilità. L’idea di «comunione ecclesiale» ha come fondamento l’Eucaristia. Il documento intuisce che conciliarità e autorità vanno insieme, e che l’autorità non può essere vista come un principio estrinseco. La dimensione conciliare appartiene alla natura più profonda della vita della Chiesa e «deve essere presente nei tre livelli della comunione ecclesiale, locale, regionale e universale: a livello locale della diocesi affidata al vescovo; a livello regionale di un insieme di Chiese locali con i loro vescovi che “riconoscono colui che è il primo tra loro”; e a livello universale, coloro che sono i primi (protoi) nelle varie regioni, insieme con tutti i vescovi, collaborano per ciò che riguarda la totalità della Chiesa. Inoltre a questo livello i protoi debbono riconoscere chi è il primo tra loro».Si accenna, dunque, al primato d’amore del vescovo di Roma come esso fu enunciato da Ignazio di Antiochia e si concorda sul fatto che Roma «occupava il primo posto nella taxis, e che il vescovo di Roma è pertanto il protos tra i patriarchi». Permane però un disaccordo essenziale tra cattolici e ortodossi circa l’interpretazione da dare all’autorità e alle competenze di Roma nella comunione universale delle Chiese. Il riferimento è al primo millennio della Chiesa indivisa, che certo ha visto Roma esercitare un ruolo attivo il quale però prevedeva l’accondiscendenza degli altri patriarchi.La prossima sessione della Commissione dovrebbe aver luogo nel 2009, probabilmente a Cipro, e il tema che verrà discusso sarà «Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio». Per aiutarci a comprendere il documento di Ravenna e gli sviluppi successivi, Riccardo Burigana dell’istituto «San Bernardino» di Venezia terrà un incontro nel pomeriggio di domenica 25 gennaio al monastero di Camaldoli.di Roberto Fornaciari monaco di Camaldoli e membro della Commissione diocesana per l’ecumenismo