In principio è stato Calenzano. Poi è toccato a Firenze, Prato, Pisa, Massa. E la scorsa settimana è stata la volta di Arezzo. Anche la Toscana fa i conti con i «via libera» al registro per il testamento biologico che arrivano dai consigli comunali. L’ultima assemblea cittadina che ha approvato la proposta è stata Arezzo. L’atto di indirizzo presentato da un consigliere della Sinistra, gruppo che fa parte della maggioranza di centrosinistra, è passato con diciotto voti a favore e dodici contrari.Una decisione che l’arcivescovo Riccardo Fontana ha commentato indirettamente nell’omelia pronunciata in duomo durante la Messa per i defunti delle forze dell’ordine. «Mentre già la dottrina cattolica rifiuta l’accanimento terapeutico ha sottolineato Fontana quanti si professano cristiani sono invitati a tener lontana ogni ideologia dal capezzale di chi è vicino alla morte e ad affidarsi all’etica professionale degli operatori sanitari, che sin da Ippocrate, manifesta il favor vitae». Per l’arcivescovo è essenziale il ruolo dei medici. «Siano essi a decidere quale strumento terapeutico impiegare perché la persona umana, creata a immagine di Dio, possa vivere in modo adeguato anche i momenti che la separano dal transito all’altra vita». Poi un riferimento all’eredità francescana nell’Aretino. «Nel territorio dove frate Francesco visse alla Verna vicende che ancora illustrano la nostra terra ha detto il presule la comunità cristiana ripete con il Poverello la preghiera: Laudato si’ mi’ Signore, per sora nostra morte corporale».Una “sorella” che il consiglio comunale non ha considerato allo stesso modo del santo d’Assisi, almeno stando al testo sul registro del fine vita approvato. Hanno espresso il loro sostegno al documento le forze politiche di maggioranza: Pd, Partito Socialista, Italia dei valori e Sinistra. Ma nelle fila del Partito democratico non sono mancati i dissensi: il medico Luciano Ralli ha votato contro spiegando in aula che «per professione credo sia necessario trovare il giusto equilibrio mentre in tanti consigli comunali c’è stata la strumentalizzazione della materia»; poi ci sono state due astensioni democratiche: quelle di Marco Donati e Alessandro Arcangioli che ha censurato il dispositivo del provvedimento per «tutta una serie di automatismi quasi burocratici». I gruppi che si richiamano al centrodestra hanno optato per il «no». Raffaello Giorgetti (Forza Italia) ha invitato ad «assumersi un senso del limite quando si tratta di accettare o meno delle cure», mentre Francesco Francini e Guglielmo Borri (gruppo misto) hanno bocciato «le fughe in avanti come quella di Arezzo».Nella riflessione di Fontana in cattedrale, l’arcivescovo ha definito la libertà e la vita «entrambi nomi di Dio» che «non possono mai essere in contraddizione l’uno con l’altro». Un’indicazione che, secondo il presule, vale per credenti e non credenti. «A tutti coloro che si ispirano al Vangelo è palese che la difesa della vita va assicurata, dal suo concepimento fino al suo esito naturale. Ci rallegriamo che anche quanti hanno convinzioni diverse dalle nostre, in questa civile società aretina, escludano l’eutanasia».Sul nuovo registro è intervenuto anche il presidente provinciale di Mcl Arezzo, Roberto Tiezzi. «In una congiuntura economica così difficile, dove le energie andrebbero tutte indirizzate alla ricerca di soluzioni ai problemi delle famiglie, delle imprese e del territorio ha scritto in una nota il nostro consiglio comunale perde tempo e quindi spreca denaro pubblico per affrontare tematiche che non gli competono. La libertà, quando sfocia nel libero arbitrio, diventa anarchia dove i tanto rivendicati diritti perdono significato e valore».di Giacomo Gambassi