Politica & società
Settimana sociale: «Senza un lavoro sicuro non c’è una vita dignitosa»
Marco Randellini, incaricato regionale e direttore della Pastorale sociale e del lavoro di Arezzo, presenta i principali temi di Trieste
Una lunga campagna di lotta all’astensionismo ha guidato il mondo cattolico, solo un mese fa, verso le elezioni europee. «Incoraggio i cattolici a votare per un’Europa migliore», era l’appello di monsignor Mariano Crociata, presidente della Commissione degli episcopati cattolici dell’Unione europea. Che solo qualche giorno fa, in qualità di vescovo di Latina, è tornato a parlare a margine della morte di Satnam Singh, bracciante indiano 31enne, scaricato davanti a casa con un braccio mutilato. E deceduto, dopo 48 ore di agonia. «Questa feroce indifferenza è frutto di una mentalità corrente», è stata la condanna del monsignore. Incalzati dall’attualità, dunque, dal prossimo 3 luglio anche gli oltre mille delegati della Settimana sociale dei cattolici in Italia non potranno non discutere a Trieste di partecipazione democratica, lavoro sicuro e dignitoso, impegno civico, rappresentanza giovanile e non solo. Sarà la cinquantesima edizione delle Settimane sociali e ospiterà in apertura il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A concludere i lavori il 7 luglio sarà, invece, papa Francesco. Nel mezzo, i partecipanti (molti giovanissimi) saranno guidati nei lavori da vescovi, professori universitari e relatori laici. E allietati, durante le serate triestine, da musicisti del calibro di Riccardo Cocciante, Roberto Vecchioni e Malika Ayane.
A orientare la Settimana saranno soprattutto i temi del dibattito. Lo spirito dell’evento è sintetizzato dal suo motto: «Al cuore della democrazia, partecipare tra storia e futuro». Una partecipazione che, per i cattolici, non può limitarsi al voto. «È qualcosa in più per noi – spiega Marco Randellini, direttore dell’ufficio diocesano aretino per la pastorale sociale e del lavoro e incaricato regionale –. Nella dottrina sociale della Chiesa si parla di riportare l’attenzione ai corpi intermedi, alla cittadinanza attiva». In altre parole: «Non possiamo lamentarci dell’astensionismo – continua Randellini – se non stiamo attenti ai valori di una società sempre più liquida e disgregata».
I numeri confermano le parole dell’incaricato regionale: l’astensionismo non è mai stata una ferita così profonda, con oltre la metà degli aventi diritto in Italia che alla scorsa tornata elettorale ha deciso di non recarsi alle urne. Ma non solo. L’impegno civile nel Terzo settore è in costante calo e il numero dei volontari censiti da Istat suona allarmante. Nel 2021, secondo l’Istituto nazionale di ricerca, erano 4,6 milioni i volontari attivi in istituzioni non profit, ovvero il 15% in meno rispetto al 2015, quando erano 5,5 milioni. I numeri, però, non tradiscono un disimpegno da parte dei giovani, che restano i più attivi nel volontariato: sempre secondo Istat, il 12,2% dei 18enni ha svolto attività gratuite in associazioni di volontariato nell’ultimo anno. Contro il 9,2% della media nazionale.
E l’impegno socio-politico delle nuove generazioni non passerà inosservato agli occhi dei delegati a Trieste. «C’è grande attenzione da parte dei giovani alla politica attiva – sostiene Marco Randellini – soprattutto per quanto riguarda la salvaguardia del creato. C’è un interesse concreto a preservare il nostro ambiente e la nostra società. Molto più che fra gli adulti». Nelle mani dei ragazzi, del resto, papa Francesco ha consegnato il mandato della «ecologia integrale» formulata nell’enciclica Laudato sii. Che, per il momento, le nuove generazioni traducono in una più spiccata sensibilità ambientale, a partire dai propri quartieri: secondo un’elaborazione di Openpolis, il 17,4% di coloro che segnalano problemi di inquinamento nelle zone di residenza ha fra i 16 e i 24 anni. Con l’avanzare dell’età, quella verso l’ambiente – a partire dalla cura delle proprie strade – diventa un’attenzione sempre meno prioritaria. «Qualcosa sta cambiando – commenta Randellini –. Molte aziende prestano attenzione alla sostenibilità perché capiscono che c’è una fascia giovanile che ha a cuore la scelta dei prodotti che rispettano il territorio. Dobbiamo incanalare questi segnali dei giovani verso strumenti che diano loro spazio». Così, per dar voce alle nuove generazioni, in Toscana e nel resto d’Italia, ha preso piede il progetto Policoro, promosso dalla Cei per sostenere giovani disoccupati, «neet» (ragazzi che non studiano e non lavorano) e lavoratori sfruttati. «È un progetto che in Toscana funziona, così come altre attività promosse da Caritas, Azione cattolica e Servizio civile», chiosa Randellini.
Superati i vent’anni, però, l’indipendenza e la realizzazione di sé passano necessariamente dal lavoro. Che è sempre più povero, precario e insicuro. «Il lavoro sarà uno degli argomenti fondamentali – assicura Marco Randellini – che verranno dibattuti a Trieste. Senza un lavoro sicuro e che garantisca un ricavo, non esiste un’esistenza libera o dignitosa». In Toscana, sono 70mila i giovani neet bloccati fra le mura della casa dei genitori. Ma anche per chi, invece, riesce a superare lo scoglio di una prima assunzione, il mondo del lavoro resta una lotta contro insicurezza e precariato: tre nuovi contratti su quattro, in regione, sono precari e ben 55mila posti fissi sono andati persi dal 2021. È una piaga che colpisce tutti: «Ormai riguarda anche le fasce più alte della nostra popolazione – conclude Randellini –. A queste condizioni lavorative non c’è democrazia». Così come – aggiungono i delegati pronti a iniziare i lavori – non c’è democrazia senza garanzie per i diritti dei detenuti, senza tutelare le vite dei migranti o senza lotta contro il disarmo. «Tutte priorità» (assieme a molte altre) per le migliaia di cattolici che si riuniranno a Trieste a partire dal prossimo 3 luglio.