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SETTIMANA SOCIALE, MONS. BAGNASCO, «STARE CON FEDELTÀ E CREATIVITÀ DINANZI ALLE NUOVE SFIDE»

Un’occasione per “stare con fedeltà e creatività dinanzi alle nuove sfide che si presentano”. Così mons. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, ha definito la 45ª Settimana sociale, che si è aperta oggi nella cattedrale di Pistoia. Citando “il percorso, fecondo ma non sempre agevole, che tante generazioni di credenti hanno compiuto per il bene del paese”, e il “cammino di questa nostra Italia e della stessa nostra Chiesa attraverso varie epoche e stagioni”, Bagnasco ha ricordato le “tante figure di donne e di uomini, di laici, di religiosi, di sacerdoti, di vescovi, a partire dai vescovi di Roma, i Papi, che si sono succeduti intrecciando sempre un rapporto speciale col nostro Paese”. Tutti “protagonisti”, questi, di “un dialogo incessante con le necessità, le attese, le speranze, le sofferenze, le gioie del popolo italiano”. “I cento anni da cui proveniamo – ha proseguito il presidente della Cei – hanno visto il fiorire di innumerevoli opere in campo sociale, economico, culturale, politico sgorgate dalla intelligente creatività della fede e della carità cristiana”, segno di un “tessuto vivo” e di “un riferimento dinamico e fecondo per tutti, ieri e oggi”. Quella emersa un anno fa dal Convegno di Verona è dunque “una Chiesa di popolo protesa alla testimonianza” e per la quale la prima sfida da raccogliere è quella delle “nuove generazioni”.

“Continuare a tessere una trama di amore e responsabilità civile” – ha proseguito mons. Bagnasco – vuol dire, per i cattolici, proseguire il “circolo virtuoso” che dal Concilio ad oggi “parte dalla persona ed arriva all’ordine sociale”. Il bene comune può essere inteso come la dimensione sociale e comunitaria del bene morale”. In questa “visione realistica” che ”falsifica gli schemi ideologici”, la società “non può non essere connessa alla persona”: in particolare, “è essenziale al bene comune del nostro Paese un nuovo patto tra le generazioni”. Per la Cei, inoltre, è urgente “una forte proposta educativa”, fatta “di proposte alte, di impegno concreto e continuo, cordialmente aperta al bene di tutti e di ciascuno a prezzo di interessi individuali o particolari, a prezzo del proprio personale sacrificio”. Di qui l’appello “Dobbiamo dirlo a voce alta, dirlo in primo luogo a noi stessi: non solo non si può attuare il bene comune, ma neppure concepirlo né tanto meno ragionarci e discuterne, senza ricuperare le virtù cardinali della fortezza, della giustizia, della prudenza e della temperanza con le attitudini interiori che ne conseguono. Lontani da questo impianto virtuoso la teoresi diventa difficile, insidiosa, facilmente ideologica”.

L’“intangibilità della persona e della vita umana, dal concepimento fino al naturale tramonto”; la ”cellula fondante e inarrivabile di ogni società che è la famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile di un uomo e di una donna, e aperta a quei figli di cui l’Italia e l’Europa che invecchiano hanno così tanto bisogno”; il “valore incommensurabile della libertà che – lungi dall’essere mero arbitrio – è impegnativa adesione al bene e alla verità”; il “codice morale che si radica nell’essere profondo e universale dell’uomo, e che il credente vede esplicitato e perfezionato in Gesù”. Per i cattolici sono questi, ha detto mons. Bagnasco, i “valori non negoziabili” che si sono dimostrati “i capisaldi della storia e della tradizione del nostro popolo, insieme alla garanzia” per il futuro. “Continueremo a mettere al centro la questione antropologica”, ha assicurato il presidente della Cei, “grazie all’apporto insostituibile del Progetto culturale” così da offrire a tutti un contributo di proposta, di chiarezza, di serenità” e da “contribuire allo sviluppo di un ethos condiviso”, come promesso un anno fa a Verona. Tra i “volti della questione sociale”, Bagnasco ha ricordato le “pressanti urgenze legate ai problemi del lavoro e della casa, specchio di un disagio economico che tocca seriamente una larga fascia di persone e di famiglie”.

Per il presidente della Cei bisogna “Allargare gli spazi della razionalità”, come esorta ripetutamente a fare il Papa, significa “servire il bene comune” per “far sì che non si diffondano , né si rafforzino ideologie che possono oscurare o confondere le coscienze e veicolare una illusoria visione della verità e del bene”. “E tutto ciò – ha puntualizzato – a partire dalla ragione e dal diritto naturale, ossia da quanto è conforme alla natura di ogni essere umano. È questo, prima di tutto, un terreno di incontro e non di scontro fra i cristiani e gli appartenenti ad altre matrici ideali”. Per il presidente Cei, ”è essenziale una corrispondenza sostanziale tra fede, verità e ragione, nonché al dialogo e al confronto in ordine al futuro sviluppo di civiltà, così come alla nostra identità di italiani e di europei”. ”Solo allargando questi orizzonti la persona si raggiunge e trova se stessa in una totalità senza riduzioni o peggio amputazioni”, ha ammonito Bagnasco. In tale contesto, è il suo appello, ”la dimensione religiosa–costituisce un fattore imprescindibile del bene comune, è principio e fondamento di molti altri beni e diritti. Per questo la società non perseguirebbe il proprio fine senza l’esplicito riconoscimento e la concreta promozione di questa sorgiva e fondativa istanza”.

“Nel diretto impegno politico, i laici sono chiamati a spendersi in prima persona attraverso l’esercizio delle loro competenze e contestualmente in ascolto del Magistero della Chiesa”. Mons. Bagnasco ha dedicato la parte finale del suo intervento alla Settimana sociale al rapporto tra cattolici e politica. “Non è questo il tempo di disertare l’impegno, ma semmai di prepararlo e di orientarlo”, ha affermato, e subito dopo ha aggiunto: “A tal fine la parola dei Pastori non potrà essere assente. Sarà una parola chiara, ferma e rispettosa, protesa anzitutto a ribadire i principi non negoziabili. Chi sta vicino alla gente – al contrario di quanti si muovono da posizioni preconcette – percepisce che esiste ed è forte l’attesa di una loro parola, dato che il delicato momento vissuto dal Paese rende ancora più forte l’esigenza di punti di riferimento autorevoli”. Il presidente della Cei ha concluso rinnovando il suo appello di un mese fa, aprendo i lavori del Consiglio permanente della Cei: “l’Italia merita un amore più grande! L’incanto della sua natura, la ricchezza della sua storia, la fecondità delle sue radici cristiane, la fioritura delle sue tradizioni, quella diffusa sensibilità che è nell’animo della sua gente insieme ad una intelligenza creativa, meritano un maggior apprezzamento da parte di tutti e un rinnovato senso di appartenenza e di amore al Paese. Meritano una responsabilità più grande!”.

Sir

SPECIALE: Settimana sociale a Pistoia e Pisa, la sintesi degli interventi