Italia

Mazzeo: «Confronto alla base dell’agire politico»

Quali sono i valori necessari a migliorare e ad avvicinare ancora di più la politica ai cittadini? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale, dopo della cinquantesima edizione della Settimana sociale che ha visto riunito i cattolici a Trieste

«Partecipazione, dialogo e confronto devono essere alla base dell’agire politico a ogni livello». Sono questi i valori che Antonio Mazzeo individua per migliorare, e avvicinare ancora di più, la politica ai cittadini. Riflessioni che arrivano a conclusione della cinquantesima edizione della Settimana sociale svoltasi dal 3 al 7 luglio a Trieste. Al centro dei lavori il delicato e fondamentale tema della democrazia: l’impegno per la cosa politica deve tornare a essere percepito come l’impegno per il bene comune.
Presidente Mazzeo, il Papa ha definito la democrazia come «non in buona salute», rilanciando l’appello per passare «dal parteggiare al partecipare, dal fare il tifo al dialogare».

Come sta, secondo Lei, la democrazia sotto questo punto di vista?

«Guardando i dati sulle affluenze alle ultime tornate elettorali sicuramente la democrazia ha bisogno di più energia. E l’energia delle democrazie è la partecipazione del popolo, il loro interesse. L’ultimo dato, arrivato dalle presidenziali in Francia, è stato incoraggiante perché finalmente in controtendenza e credo che tutti noi abbiamo una responsabilità: far arrivare il messaggio che politica non è una brutta parola, anzi, e il suo unico fine è quello di lavorare per il bene comune. La deriva demagogica non ci ha aiutato, impegnarsi in politica è invece un valore, una ricchezza, un patrimonio da preservare. Partecipazione e dialogo, per riprendere le parole del Santo Padre, sono due elementi essenziali per costruire, insieme, un futuro migliore».

Francesco ha posto anche un occhio di riguardo anche per i giovani: in che modo si riesce a «moltiplicare gli sforzi» per una formazione sociale e politica che coinvolga attivamente anche loro?

«In questi ultimi anni di lavoro in Consiglio regionale abbiamo deciso di promuovere tante iniziative rivolte proprio alle nuove generazioni, dalla scuola di formazione politica ai progetti con l’Ufficio scolastico regionale fino alle tante tematiche legate all’educazione civica a cui abbiamo legato la Festa della Toscana. Sono stato contento, alle ultime elezioni, di vedere tante ragazze e ragazzi mettersi in gioco in prima persona e in molti casi essere eletti e chiamati a rappresentare le istituzioni come sindaci o assessori. Non si deve avere paura né di mettersi in gioco né di affidare responsabilità ai più giovani perché la presenza di ragazze e ragazzi nelle istituzioni, nella politica, nelle associazioni di volontariato darà alla nostra società quelle energie nuove di cui c’è tanto bisogno».

Mattarella ha evidenziato invece che non ci si può accontentare di una democrazia a «bassa intensità»: come si può valorizzare il coinvolgimento «dal basso» di tutti i cittadini – e le loro differenti visioni – nel processo democratico?

«Don Milani diceva che “il problema degli altri è uguale al mio, sortirne tutti insieme è politica, sortirne da soli è avarizia”. Io penso che alla base debba esserci il tornare a sentirsi “comunità”, avvicinando e aprendo sempre più le Istituzioni alla partecipazione dei cittadini. La Toscana è una regione con oltre 270 Comuni, li ho visitati quasi tutti e ognuno ha le sue peculiarità, il suo potenziale, la sua capacità di rendere la nostra regione unica nel mondo. Credo molto nelle energie che arrivano da tutti i territori, dal più piccolo dei borghi alla più grande delle città e il nostro compito è far sentire tutti ugualmente importanti, ugualmente protagonisti nella costruzione del futuro. Noi abbiamo provato, intanto, a invertire un paradigma: portare e far sentire la presenza della Regione nei singoli territori e non solo a Firenze dove ci sono le nostre sedi».

Anche il Presidente ha citato Don Milani: «Dare la parola perché solo la lingua fa eguali». Come può, secondo Lei, la politica stessa rafforzare nei cittadini il senso di partecipazione alla costruzione del «bene comune», a partire dalle piccole realtà locali?

«Torniamo all’inizio e alle parole del Papa. Partecipazione, dialogo, confronto devono essere alla base dell’agire politico a qualsiasi livello. In Consiglio regionale abbiamo poi provato a fare un passo avanti lanciando, in questa legislatura, il progetto “Toscana 2050” per provare a disegnare e costruire il futuro più desiderabile. Per faro abbiamo coinvolto personalità di spicco della nostra regione ma anche i bambini delle scuole elementari, gli studenti delle superiori, semplici cittadine e cittadini e così facendo arriveremo a lasciare in dote, a chi verrà dopo di noi, tanti spunti, tante idee, tante speranze, tanti sogni. Non so quanti poi riusciremo a realizzarne effettivamente, ma certamente è bello e significativo che in questo pezzo di strada ciascuno abbia potuto portare e lasciare il suo contributo».