(Reggio Calabria) Rompere la spirale negativa che combina il rallentamento della crescita economica e l’aumento delle disuguaglianze con la riduzione dell’iniziativa e delle aspettative individuali. È questo il problema che il Paese ha davanti, in materia di mobilità e sviluppo. Lo ha detto Mauro Magatti, preside della facoltà di sociologia dell’Università Cattolica, introducendo l’area tematica su Slegare la mobilità sociale, nella seconda giornata della Settimana Sociale. Un’ampia quota della popolazione italiana fatica a conservare la condizione sociale e il livello di benessere raggiunti nei decenni precedenti, con aspettative tutt’altro che ottimistiche sul futuro, il punto di partenza del relatore, secondo il quale bisogna riflettere su quali sono le principali strozzature sociali e istituzionali che impediscono di poter ristabilire una chiara corrispondenza tra impegno individuale, riconoscimento sociale ed economico, contributo al bene comune; dove intervenire per creare condizioni di giustizia sufficienti per garantire a tutti di mettere a frutto le proprie capacità; come riorientare le energie psichiche diffuse individuano obiettivi di senso e modalità di valorizzazione dello sforzo individuale in grado di motivare, soprattutto i giovani, ad investire sul futuro. L’Italia si rivela una società che, nei decenni passati, ha saputo offrire molte opportunità ai suoi cittadini, indipendentemente dalla classe di origine, ma questo dinamismo sociale l’allarme dell’esperto è stato determinato più da spostamenti verso l’alto dell’intera struttura sociale e occupazionale dovuta alla crescita economica e culturale che non alle applicazione di criteri meritocratici e da un adeguato riconoscimento delle qualità individuali. Per invertire la tendenza, è necessario secondo Magatti concentrarsi su due infrastrutture istituzionali: anzitutto la scuola, in un’Italia in cui il numero dei drop out rimane molto elevato e la quota dei laureati è la più bassa tra i Paesi avanzati e dove infine l’università sta perdendo posizioni invece di guadagnarne. La seconda grande infrastruttura della mobilità è il mercato del lavoro, favorendo l’ingresso della componente giovanile e potenziando quella femminile. Le donne italiane l’analisi di Magatti nelle ultime generazioni hanno titoli di studio e valutazioni superiori a quelle dei maschi. Ma forti differenze rimangono nell’accesso al mercato del lavoro, nelle possibilità di carriera, nei livelli retributivi e perfino nella maggiore esposizione al rischio di povertà. (Sir)