Italia
Settimana sociale, Letta: società sterile primo problema dell’Italia
«Una società in cui la demografia ci dice che soltanto con il sostegno delle famiglie immigrate ed extracomunitarie teniamo il livello minimo di sopravvivenza – ha spiegato Letta – ci deve dire che c’è un campanello di allarme sul futuro a cui dobbiamo dare delle risposte». In primo luogo, secondo Letta, a livello politico «dobbiamo creare fiducia, perché senza fiducia le famiglie non fanno figli», e questa fiducia «viene soltanto da scelte, da politiche di welfare, dalla lotta alla disoccupazione giovanile, per ridare futuro ai giovani». «Il nostro Paese si salva soltanto se darà fiducia», ha detto il presidente del Consiglio, secondo il quale «il vero problema dell’Italia è invertire questa tendenza, in senso positivo».
«Le famiglie italiane hanno attutito l’impatto della crisi nel nostro Paese», ha riconosciuto il presidente del Consiglio, Enrico Letta, secondo il quale sono state proprio le famiglie a far sì che «l’impatto della crisi nel nostro Paese sia stato meno invasivo e intrusivo rispetto a quanto accaduto in altri Paesi europei, pur in presenza in Italia di una crisi più pesante che in altri Paesi». «Noi consideriamo le famiglie solo come un ammortizzatore sociale?», è la domanda provocatoria rivolta dal premier: «Se è così – la risposta – dobbiamo chiederci come la famiglia esce dalla crisi: la famiglia esce dalla crisi pesantemente affaticata, proprio perché ha svolto un ruolo pesantemente superiore alle sue forze ed ha svolto un servizio per tutta la società italiana». «Finora abbiamo seguito una logica consolatoria, ora dobbiamo seguire una logica di altro tipo», la proposta del presidente del Consiglio, perché «la famiglia esce ridimensionata, pesantemente in difficoltà e non è più in grado di svolgere il ruolo che ha svolto davanti alla crisi».
«Il welfare è uno dei grandi temi che vogliamo mantenere e sviluppare, ma sappiamo benissimo quanta fatica si fa nei sistemi di welfare europei, e in Italia». Il presidente Letta è partito da questa osservazione per far capire come quello del welfare, che in Italia «la crisi ha colpito duramente», è «un tema che si lega alla questione del debito, che per chi governa questo Paese in questo momento è un incubo». Dopo questa constatazione, salutata da un caloroso applauso della platea, Letta ha spiegato che fino a ieri «si è voluto risolvere i problemi di oggi con i soldi dei nostri figli. Questo è stato fatto in passato: si è voluto risolvere i problemi di ieri con i soldi di oggi». La «difficoltà di questo governo», ha spiegato il premier, «è soprattutto a pagare il debito, che coinvolge noi, i nostri figli, i figli dei nostri figli». «Per pagare il debito bisogna essere credibili – ha aggiunto – e la serietà è una questione di comportamento in quanto comunità nazionale, che si è presa degli impegni, e gli impegni vanno mantenuti».
In Italia «bisogna essere seri, non dare l’idea di essere ogni giorno un vulcano in ebollizione». Ne è convinto il premier Letta, secondo il quale «il primo costo di un Paese finisce per essere sul bilancio del welfare, quindi tutto ciò ricade sulla vita delle nostre famiglie». «Quanto welfare è sulle spalle delle nostre famiglie?», si è chiesto Letta, «e il welfare potrebbe essere gestito in modo diverso». Un esempio per tutti: «La questione delle persone non autosufficienti, particolarmente grave nel nostro Paese». A questo proposito, ha ricordato il premier, il governo ha presentato un piano nazionale per le famiglie e la riforma dell’Isee: «È un primo passo, assolutamente necessario – ha commentato Letta – ci saranno altri passi» per alleggerire pesi che «oggi sono squilibrati». Tra le questioni più urgenti da affrontare, quella della casa, «a partire da quelli che hanno più bisogno», con agevolazioni per mutui o affitti, a chi ad esempio «aveva un lavoro e ora l’ha perso», e per le giovani coppie.