(Reggio Calabria) Alla vigilia del 150° anniversario dell’Unità nazionale, da Reggio Calabria possa emergere un comune sentire, frutto di un’interpretazione credente della situazione del Paese; una saggezza propositiva, che sia il risultato di un discernimento culturale ed etico, condizione costitutiva delle scelte politiche ed economiche. Da ciò dipende il rilancio del dinamismo civile, per il futuro che sia per tutti all’insegna del bene comune. È l’auspicio con cui si conclude il messaggio inviato dal Papa al card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in occasione dell’apertura della Settimana Sociale di Reggio Calabria. Nel testo, Benedetto XVI rinnova l’appello già lanciato a Cagliari nel 2008 perché sorga una nuova generazione di cattolici, persone interiormente rinnovate che si impegnino nell’attività politica senza complessi d’inferiorità. Una presenza, questa, che non s’improvvisa, ma rimane l’obiettivo a cui deve tendere un cammino. Tutto ciò, attraverso un cammino di formazione intellettuale e morale che, partendo dalle grandi verità intorno a Dio, all’uomo e al mondo, offra criteri di giudizio e principi etici per interpretare il bene di tutti e di ciascuno. L’impegno socio-politico, con le risorse spirituali e le attitudini che richiede, rimane una vocazione alta, a cui la Chiesa invita a rispondere con umiltà e determinazione, ha proseguito il Santo Padre. Per la Chiesa in Italia, che opportunamente ha assunto la sfida educativa come prioritaria nel presente decennio, si tratta di spendersi nella formazione di coscienze cristiane mature, cioè aliene dall’egoismo, dalla cupidigia dei beni e dalla bramosia di carriera e, invece, coerenti con la fede professata, conoscitrici delle dinamiche culturali e sociali di questo tempo e capaci di assumere responsabilità pubbliche con competenza professionale e spirito di servizio. Muoversi secondo una prospettiva di responsabilità ha spiegato il Papa comporta la disponibilità a uscire dalla ricerca del proprio interesse esclusivo, per perseguire insieme il bene del Paese e dell’intera famiglia umana. Nella dottrina sociale della Chiesa, il bene comune è ciò che costruisce e qualifica la città degli uomini, il criterio fondamentale della vita sociale e politica, il fine dell’agire umano e del progresso; è esigenza di giustizia e di carità, cioè promozione del rispetto dei diritti degli individui e dei popoli, nonché di relazioni caratterizzate dalla logica del dono. Il bene comune, ha rimarcato Benedetto XVI citando la sua terza enciclica, Deus caritas est, trova nei valori del cristianesimo l’elemento non solo utile, ma indispensabile per la costruzione di una buona società e di un vero sviluppo umano integrale. Il Papa ha esordito citando la congiuntura socio-economica che stiamo attraversando, la cui conseguenza più evidente sta nel propagarsi della disoccupazione e della precarietà, che colpisce soprattutto i giovani, e quelli del Sud. Per il Papa si tratta di un problema non soltanto economico, ma soprattutto culturale che trova riscontro in particolare nella crisi demografica, nella difficoltà a valorizzare appieno il ruolo delle donne, nella fatica di tanti adulti nel concepirsi e porsi come educatori. Di qui la necessità di riconoscere e sostenere con forza e fattivamente l’insostituibile funzione sociale della famiglia, cuore della vita affettiva e relazionale, nonché luogo che più e meglio di tutti gli altri assicura aiuto, cura, solidarietà, capacità di trasmissione del patrimonio valoriale alle nuove generazioni. L’appello è a tutti i soggetti istituzionali e sociali, affinché si impegnino nell’assicurare alla famiglia efficaci misure di sostegno, dotandola di risorse adeguate e permettendo una giusta conciliazione con i tempi del lavoro. Fare fronte ai problemi attuali, tutelando nel contempo la vita umana dal concepimento alla sua fine naturale, difendendo la dignità della persona, salvaguardando l’ambiente e promuovendo la pace le parole del Papa non è compito facile, ma nemmeno impossibile, se non è delegato soltanto alle pubbliche autorità. Riferendosi al tema della Settimana Sociale e all’agenda di speranza, il Papa ha parlato di un metodo di lavoro innovativo, e ha citato uno degli ambiti di approfondimento, che riguarda il fenomeno migratorio e, in particolare, la ricerca di strategie e di regole che favoriscano l’inclusione delle nuove presenze. A 50 anni da una Settimana sociale che, proprio a Reggio Calabria, ha trattato questo tema, Benedetto XVI ha fatto notare come ai nostri giorni il fenomeno ha assunto proporzioni imponenti: superata la fase dell’emergenza, nella quale la Chiesa si è spesa con generosità per la prima accoglienza, è necessario passare a una seconda fase, che individui, nel pieno rispetto della legalità, i termini dell’integrazione. Ai credenti, come pure a tutti gli uomini di buona volontà prosegue Benedetto XVI è chiesto di fare tutto il possibile per debellare quelle situazioni di ingiustizia, di miseria e di conflitto che costringono tanti uomini a intraprendere la via dell’esodo, promuovendo nel contempo le condizioni di un inserimento nelle nostre terre di quanti intendono, con il loro lavoro e il patrimonio della loro tradizione, contribuire alla costruzione di una società migliore di quella che hanno lasciato. Nel riconoscere il protagonismo degli immigrati, ci sentiamo chiamati a presentare loro il Vangelo, annuncio di salvezza e di vita piena.Sir