L’Italia ha bisogno di riprendere a crescere. Lo afferma il Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali nel Documento preparatorio (testo integrale) in vista dell’appuntamento di Reggio Calabria (14-17 ottobre 2010) e della creazione di un’agenda di speranza per il futuro del Paese. Cinque le parole chiave che possono costituire i cardini dell’agenda e corrispondono ad altrettante risorse principali già presenti: intraprendere, educare, includere le nuove presenze, slegare la mobilità sociale, completare la transizione istituzionale. Su quest’ultimo punto il testo sottolinea che le istituzioni politiche devono completare il passaggio a un modello più competitivo e richiama come l’adesione alla prospettiva del bene comune porti a riconoscere come prioritario il problema di una concezione e di una prassi coerentemente sussidiaria del federalismo, evidenziando come tale processo possa essere completato nella direzione che combina con maggiore efficacia le istanze di sussidiarietà e quelle di solidarietà che, non meno delle prime, degenerano non appena sottratte ai vincoli di limiti chiari e responsabilità imputabili.Spingere il mercato del lavoro verso una combinazione di flessibilità e sicurezza (flexicurity), necessariamente declinata in funzione delle caratteristiche e dei vincoli specifici del contesto italiano. È una delle indicazioni che emergono dal Documento preparatorio per la 46ª Settimana Sociale dei cattolici italiani (testo integrale). Attualmente, rileva il testo, ritardi e limiti strutturali nel sistema produttivo e criticità relative al funzionamento del mercato del lavoro portano al permanere di gravi difficoltà. Vi è un dualismo, con un’area di occupazione protetta e un’altra priva di tutele o con tutele diseguali. Combinare flessibilità e sicurezza, sottolinea il documento, richiede strumenti di sostegno al reddito e di supporto della ricerca del lavoro da parte di chi ne è privo, così come il superamento di ogni tipo di rendita di posizione’ e d’irresponsabilità, politiche attive a favore dei soggetti in difficoltà e un equo, trasparente e sostenibile sistema di sussidi di disoccupazione. Il documento, inoltre, denuncia l’iniquità con la quale le politiche fiscali e sociali degli ultimi cinquant’anni hanno trattato le famiglie con figli, al punto che la famiglia italiana finisce per essere abbandonata a se stessa proprio nei momenti in cui avrebbe più bisogno di aiuto.“L’emergenza educativa si manifesta come grave crisi di bene comune: manca, infatti, il bene comune se ai soggetti dell’educazione non viene riconosciuto per intero il loro prezioso e insostituibile ruolo. Affrontando il nodo della questione educativa, il Documento preparatorio della 46ª Settimana Sociale (testo integrale), parla della sfida educativa a cui sono sottoposti oggi gli insegnanti, assai più impegnativa di quella affrontata dai loro colleghi di qualche decennio fa, e più in generale riconosce che la crisi della famiglia e della scuola accompagna quella dell’autorità e ne è a un tempo causa ed effetto. Riguardo al corpo docente, il documento invita a far leva su formazione e motivazione, ritenendo non sufficienti le gratificazioni intrinseche, come il rapporto con gli studenti, a fronte di retribuzioni e progressioni di carriera che continuano a essere scandite esclusivamente dall’anzianità, e in un clima di generale indifferenza per la qualità dell’impegno profuso. Nell’azione educativa, poi, si sottolinea la necessità del riconoscimento pubblico dell’associazionismo, realtà esposta più di altre alla crisi e al ripiegamento egoistico, che non può essere difesa professionalizzandola, mitizzandola né semplicemente conservandola, ma va aiutata a produrre innovazione anche nei processi educativi. L’Italia è tornata ad essere un paese d’immigrazione e vivissima è la coscienza diffusa dei rischi e delle opportunità che comporta l’intensificarsi dei flussi migratori. Di fronte a quest’affermazione, il Documento preparatorio della 46ª Settimana Sociale dei cattolici italiani (testo integrale) riconosce che nella società di domani i figli degli immigrati giocheranno un ruolo importante, e li attendono numerose difficoltà comuni a tutti i giovani in Italia, più una: quella di riuscire a riconciliare la loro quotidianità italiana con un’identità costruita nel dubbio di non vedersi riconosciuta la cittadinanza. Pertanto, rileva la nota, il riconoscimento della cittadinanza da parte dello Stato italiano è solo una condizione, certo necessaria ma non sufficiente, per una piena interazione/integrazione delle seconde generazioni nella società italiana. Sul fronte dell’occupazione, invece, il documento invita ad abbattere le barriere che impediscono la crescita piena dei giovani, la mobilità sociale e ostacolano il traffico dei talenti. Attenzione viene rivolta pure allo stato dell’università in Italia, la cui insufficiente autonomia e l’insufficiente contributo alla ricerca rappresentano un’emergenza tanto grave quanto disattesa.Sir