Vita Chiesa

Settimana sociale a Cagliari, l’apporto dei delegati toscani

La prossima Settimana Sociale dei Cattolici metterà al centro il tema del lavoro. Non un lavoro qualsiasi ma «il lavoro che vogliamo»: un lavoro che sia dignitoso, equo, strumento di crescita per le persone e non di sfruttamento. Un tema su cui, in vista delle giornate di Cagliari, anche le diocesi toscane si sono preparate con riflessioni e dibattiti, ma soprattutto cercando di individuare «dal basso» le situazioni critiche su cui intervenire e le «buone pratiche» da prendere ad esempio.

Andrea Bucelli, docente dell’Università di Firenze, è l’incaricato regionale della Conferenza episcopale toscana per la pastorale sociale e del lavoro.

«Una società che non offra alle nuove generazioni sufficienti opportunità di lavoro dignitoso non può dirsi giusta», ha affermato recentemente Papa Francesco. Quali sono le caratteristiche che un lavoro deve avere per essere dignitoso?

«“Che cosa significa la parola decenza applicata al lavoro?”, si chiede Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate, e così risponde: “Significa un lavoro che, in ogni società, sia l’espressione della dignità essenziale di ogni uomo e di ogni donna: un lavoro scelto liberamente che associ efficacemente i lavoratori, uomini e donne, allo sviluppo della loro comunità; un lavoro che, in questo modo, permetta ai lavoratori di essere rispettati al di fuori di ogni discriminazione; un lavoro che consenta di soddisfare le necessità delle famiglie e di scolarizzare i figli, senza che questi siano costretti essi stessi a lavorare; un lavoro che permetta ai lavoratori di organizzarsi liberamente e di far sentire la loro voce; un lavoro che lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale, familiare e spirituale; un lavoro che assicuri ai lavoratori giunti alla pensione una condizione dignitosa” (n. 63). Sui problemi del lavoro di oggi queste parole forniscono indicazioni di principio fondamentali».

Quest’anno non c’è stata la settimana dei cattolici toscani, come fu fatto nel 2013 a Pistoia. C’è stata però una preparazione delle diocesi toscane? Quali spunti saranno portati, dalla Toscana, all’appuntamento di Cagliari?

«La settimana sociale dei cattolici toscani a Pistoia in effetti segnò un momento importante, grazie al contributo di tanti. Speriamo che lo Spirito Santo alimenti un analogo fermento, magari a cominciare proprio da Cagliari, dove i delegati toscani avranno modo di incontrarsi, conoscersi e scambiare idee ed esperienze. In vista della settimana nazionale ogni diocesi si è autonomamente preparata, partecipando al percorso predisposto dal comitato scientifico ed organizzatore, che prevedeva diversi passaggi (denuncia, ascolto, buone pratiche, proposta). Da noi si sono fatti incontri su temi attinenti al lavoro; si è svolta a Lecceto una mezza giornata di proficuo scambio tra i rappresentanti diocesani e l’organizzazione centrale; le diocesi hanno poi compilato ed inviato appositi questionari, con cui sono state segnalate esperienze e buone pratiche; hanno partecipato a questo processo i ragazzi del progetto Policoro. Gli spunti emersi sono tanti ed interessanti, anche perché legati ai territori. A titolo personale ne vorrei accennare uno che conosco più da vicino. Siccome il lavoro si crea attraverso investimenti, che richiedono finanziamenti adeguati, è in atto una riflessione significativa sul risparmio popolare, tema su cui la tradizione del cattolicesimo sociale può vantare contributi significativi (si pensi all’origine delle banche di credito cooperativo). Nella realtà odierna stanno emergendo esperienze di finanza etica e di aiuto all’accesso al credito. Sarebbe interessante che, dopo Cagliari, fiorissero iniziative in questo campo». 

Alla Settimana Sociale di Cagliari saranno presentate alcune «buone pratiche», l’attenzione dei gruppi di lavoro si concentrerà sui casi e sugli esempi. In Toscana ci sono esperienze da segnalare in questo senso?

«L’approccio che si è voluto adottare per la prossima settimana sociale punta molto sulle buone pratiche. Come a dire: partiamo dal basso, dalle storie delle persone. Al comitato organizzatore è pervenuta da tutt’Italia, anche dalla Toscana, una quantità di materiale che documenta (anche visivamente) esperienze di attività economiche messe su a partire quasi dal nulla, se non dall’iniziativa e dalla creatività dei protagonisti. Penso che, dopo Cagliari, bisognerà trovare canali giusti – anche attraverso queste colonne – per far conoscere le idee imprenditoriali che sono riuscite a produrre veri posti di lavoro, così da riattivare un comune circuito di fiducia.  Confido poi che dai casi concreti si riesca ad estrarre qualche frammento di quel “nuovo pensiero” di cui parla spesso Papa Benedetto XVI, rifacendosi a Paolo VI (Caritas in Veritate, nn. 19, 31, 53, 78). Ma anche nella Laudato si’ di Papa Francesco è pressante l’“invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso”, a “cambiare il modello sviluppo globale”, a “ridefinire il progresso” (n. 194)».

Non mancherà neanche lo spazio per la denuncia di situazioni critiche. Quali sono i problemi che si riscontrano in questo senso nel mondo del lavoro? Sono situazioni che riscontriamo anche in Toscana?

«A grandi linee le criticità sono quelle note e la nostra regione non ne è esente: il lavoro che manca o, quando c’è, cambia del tutto i connotati rispetto al passato (industria e lavoro 4.0), al punto tale da incidere sulla vita delle persone e delle famiglie; la disoccupazione giovanile e le potenzialità sacrificate delle giovani generazioni; l’angoscia dei cinquantenni espulsi, “scartati” dal mercato del lavoro (i cosiddetti esodati); il lavoro sottopagato e precario, non tutelato, sfruttato, illegale, cui si ricollegano aree sempre più ampie di povertà; le questioni connesse al lavoro femminile; il rapporto tra scuola e lavoro, un raccordo tutto da costruire, sia sotto il profilo dell’offerta formativa che a livello culturale. Le analisi specialistiche aiutano a comprendere tali problematiche e le trasformazioni in atto. E “leggere” la realtà, in una fase di cambiamento epocale come l’attuale, è il primo passo».

Il programma

Alla 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani 1.200 delegati da tutte le diocesi italiane, con 80 vescovi, si confronteranno sul tema «Il lavoro che vogliamo: libero creativo, partecipativo, solidale».

Le quattro giornate di Cagliari avranno dirette e finestre quotidiane su Tv2000 e analisi e servizi speciali sul programma di Rai1 «A sua immagine». In streaming si potranno seguire tutti gli avvenimenti su www.settimanesociali.it  e www.settimanasociale.diocesidicagliari.it, oltre che su facebook, youtube e twitter.

Giovedì 26 ottobre (giornata dedicata alla denuncia), si inizia alle 15,30 con il saluto dell’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, del Sindaco, Massimo Zedda e del presidente del Comitato, mons. Filippo Santoro. A seguire gli interventi del presidente della cei, card. Gualtiero Bassetti e del vicepresidente del Comitato, Sergio Gatti. Alle 18, le voci del lavoro, moderate dalla giornalista Vania De Luca. Interverranno, con Marco Bentivogli, Segretario generale Fim-Cisl: Lorenzo Monti (Cantù), Anna Cristina Deidda (Cagliari), Stefano Arcuri (Taranto).

Venerdì 27 ottobre (giornata dedicata alle buone pratiche), si inizia con la Messa (presieduta da mons. Marco Arnolfo) e una riflessione biblica di Luigino Bruni. Poi dialogo con il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, a cura di P. Francesco Occhetta e una sessione sulle «buone pratiche» a cura di Leonardo Becchetti, con tavoli di lavoro. Nel pomeriggio visite ai luoghi di lavoro considerati buone pratiche a Cagliari e dintorni.

Sabato 28 ottobre (giornata dedicata all’ascolto), dopo la Messa (mons. Angelo Spinillo) e la riflessione biblica di Rosanna Virgili, si parlerà delle «Sfide del lavoro in Sardegna»: moderati da Giuseppe Notarstefano, intervengono: Claudia Fiaschi, vicepresidente Confcooperative, Marco Bartoletti, imprenditore, Giovanni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale Umano, Teresa Fiordelisi, presidente BCC della Basilicata e Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti. A seguire tavola rotonda su «Il senso del lavoro umano e le sfide dell’innovazione» moderata da Franco Miano, con Carlo Costalli, presidente Mcl, Paolo Benanti (Gregoriana), Annamaria Furlan, segretaria generale Cisl, Stefano Micelli e Tiziano Treu, presidente Cnel. Nel pomeriggio il Docufilm «Il lavoro che vogliamo», regia di Andrea Salvadore, introdotto da Suor Alessandra Smerilli.

Domenica 29 ottobre (giornata dedicata alle proposte), Messa presieduta da mons. Nunzio Galantino al Santuario di Nostra Signora di Bonaria. Quindi, moderata da Marco Tarquinio, sessione dedicata a proposte e prospettive, introdotta da Sergio Gatti. Sono previsti interventi di voci dall’assemblea con interventi programmati di Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio. Le conclusioni sono affidate a mons. Filippo Santoro.