Italia

SETTE: IL 3% DELLA POPOLAZIONE ITALIANA VITTIMA DEL FENOMENO; UN NUMERO VERDE PER DENUNCIARE SOPRAFFAZIONI

Secondo i dati del Gris, centro di ricerca dei gruppi settari in Italia, sarebbero circa 600 le aggregazioni che per modalità di approccio e proposta si definiscono con il termine generico di “setta”. Questi gruppi coinvolgono il 2/3 per cento della popolazione italiana. A dare questi dati è Giuseppe Ferrari, segretario nazionale del Gris, intervenendo questa mattina a Roma al convegno promosso dall’Associazione Comunità papa Giovanni XXIII e dalla Università europea su “Il fenomeno delle Sette in Italia”. “Fare una fotografia dettagliata su questo fenomeno – ha detto Ferrari – è una impresa non facile per via delle innumerevoli varianti in cui si imbatte chi cerca di studiare il fenomeno estremamente cangiante del parareligioso e del magico”. Riguardo alla “qualità delle proposte” questi gruppi – ha detto Ferrari – rivelano “aspetti sincretistici” con “accostamenti e fusioni di forme religiose tra loro diverse e non convergenti”, e aspetti di relativismo per cui “non sono ammesse verità ultime né in campo religioso ne tanto meno etico”. Si assiste pertanto alla “nascita continua di nuove denominazioni” che stanno dando vita ad un vero e proprio “discount della fede con proposte di sempre più bassa qualità”. Ciò che più preoccupa gli addetti ai lavori sono le forme di “schiavitù” messe in atto con “tecniche di reclutamento e procedure di indottrinamento” da cui è difficile liberarsi.

Da cinque anni è attivo per volontà dell’Associazione papa Giovanni XXIII (fondata da don Oreste Benzi) un numero verde – 800 22 88 66 – al quale poter chiamare per denunciare i casi di sopraffazione subite da parte di gruppi settari. Al convegno in corso questa mattina a Roma presso l’Università Europea, l’Associazione ha dato alcuni dati sulle chiamate ricevute in cinque anni di attività: dal 2002 al 2007 gli operatori della associazione hanno ricevuto 8.423 chiamate di cui 1.823 i casi trattati e a volte accompagnati e seguiti dalle Forze dell’Ordine. Roma (122), Milano (108) e Torino (72) sono le città con il maggior numero di casi trattati. La maggior parte delle segnalazioni (600) sono arrivate dalle regioni del Nord, segue il Centro (con 383 segnalazioni) e il Sud (307). Che il fenomeno abbia acquisito nel tempo una rilevanza ed una attenzione crescente lo dimostra il numero di casi per anno per cui si è passati dai 43 casi trattati del 2002 a 851 nel 2007. A chiamare il numero verde sono soprattutto le donne (il 64 per cento) e gli adulti dai 31 ai 60 anni d’età. Le vittime sono per il 56% donne e per il 44% uomini. Riguardo l’età il 52% sono adulti, il 42% giovani e solo il 6% anziani. La maggioranza (49%) di chi ha chiamato, ha denunciato casi di psicosette: seguono le sette di tipo pseudo-religiose (15%), il satanismo (12%), la magia (10%).

Debolezza, fragilità e impossibilità a resistere. Su questi tre stati psicologici “fa leva chi manipola” le persone e le fa cadere nella rete delle sette. A tracciare un identikit del “manipolatore” e della “vittima” è stata la psicologa Anna Maria Giannini, direttore dell’Osservatorio di psicologia della legalità, intervenendo questa mattina a Roma al convegno su “Il fenomeno delle sette in Italia”. “Nella manipolazione – ha detto l’esperta – cadono alcune tipologie di persone, in genere adolescenti e persone che attraversano particolari momenti di fragilità nella vita per via ad esempio di un lutto, di una separazione, di un passaggio critico. In genere poi le vittime hanno pochi punti di riferimento a cui rivolgersi in caso di necessità e una scarso orientamento valoriale”. I manipolatori sono “abili, conoscono molto bene questi processi psicologici ed attuano procedure sofisticate fondate sulla convinzione ed una argomentazione arricchita e convincente”. Ma c’è di più: il manipolatore fa di tutto per “isolare dall’esterno” gettando “in cattiva luce chi è vicino alla vittima come i genitori o gli amici più stretti”. Ci sono dei “segnali” di allarme che possono far capire se una persona sta cadendo vittima di una manipolazione: chiusura improvvisa, “cambiamento psicologico molto forte con una modalità di pensiero e di vita rigida, non disponibile alla discussione”, “perdita di autonomia e senso critico”.

Tenere alta la guardia e puntare alla formazione anche culturale delle persone. Queste le indicazioni suggerite da mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia e vice-presidente della Cei, che è intervenuto questa mattina al convegno promosso a Roma sul fenomeno delle sette in Italia. “Non è pensabile – ha detto al Sir a margine del convegno – che dinanzi a tanti fatti che coinvolgono le persone e talora in maniera anche profondamente dannosa nella loro dimensione spirituale, umana e sociale, si tengano gli occhi chiusi. Bisogna quindi fare discernimento ed intervenire anche autorevolmente”. “Come cristiani – ha aggiunto l’arcivescovo – questo fenomeno ci interessa anche dal punto di vista della limpidezza della nostra fede che viene contaminata in maniera certamente negativa da queste pseudo-verità che vengono enfatizzate e diventano addirittura proposta religiosa. Ci troviamo quindi di fronte ad un danno che è umano, culturale e religioso. Credo allora che la vigilanza debba essere alta, sia nell’ambito della Chiesa come anche da parte della società civile”. Ciò che preoccupa l’arcivescovo è lo stato di “schiavitù” in cui sono gettate le vittime e le modalità di approccio messe in atto da questi gruppi. “Vanno di casa in casa, identificando alcune tipologie: e cioè la dove c’è un morto recente, oppure un rapporto di astio con la Chiesa locale o ancora dove c’è un indizio di ricerca di qualcosa che non si è trovato nella Chiesa. Queste forme pseudo-religiose si propongono come razionali e possibili ma rivelano poi un volto di radicalismo fortemente condizionante”. Da qui l’importanza di “una fede pensata”, e di curare “la formazione intellettuale delle persone, soprattutto di coloro che hanno responsabilità precise sul piano pastorale”.

Sir